E' sul finire del 1980 che viene pubblicato "Boy", primo album di una misconosciuta band emergente irlandese, gli U2. Il gruppo si è formato 4 anni prima: il più anziano dei 4 aveva 16 anni. In breve tempo i 4 riescono a crearsi una certa fama suonando in pub e locali.

Guardando le foto all'interno del booklet si rimane stupiti nel vedere un Bono "capellone", un The Edge senza quell'orribile cappellino che usa per nascondere la stempiatura, un Adam Clayton con degli occhiali che più pacchiani non si può... Non sono ancora gli U2 che denunciano la condizione del popolo irlandese, o quelli pacifisti/no global. Gli U2 fotografati in quest'album sono solo dei ventenni che non pensavano neanche al successo che raggiungeranno nel giro di qualche anno. L'album mostra tutta l'ingenuità del gruppo, che rende quest'album fresco e veramente godibile, lontano dalla sovraproduzione che ha caratterizzato gli ultimi mediocri album. Musicalmente possiamo parlare di un rock molto debitore di certe sonorità post-punk/new wave: i riff di The Edge sono già nel suo tipico stile, diretti, senza fronzoli, con riverbero e delay in abbondanza; Larry Mullen è un ottimo batterista, il più preparato tra i 3 musicisti, Adam Clayton è un bassista tecnicamente abbastanza scarso e senza particolare inventiva, ma il suo modo di suonare è molto "vellutato" ed avvolgente, e si sposa alla perfezione con i suoi 2 compari; Bono non ha ancora una padronanza perfetta della sua voce, ma la sua prestazione è molto particolare ed espressiva.

Già dal titolo dell'album si può capire il filo rosso che lega ogni brano: l'adolescenza vissuta dai 4, segnata da tragedie familiari, dagli attentati dell'Ira e dalla religione, unico barlume di speranza. La foto di copertina, che ritrae il fratello di un amico di Bono (e che è lo stesso della copertina di "War"), fu addirittura sostituita negli Stati Uniti per alcune assurde accuse di pedofilia.

Il riff che apre "I Will Follow" è da antologia: in sottofondo oltre a basso e batteria c'è quello che sembra uno xilofono (ma non ne sono sicuro), un suono che ricorrerà spesso durante l'album. Il testo è dedicato da Bono alla madre, morta quando lui era ancora bambino. Segue la più malinconica "Twilight", che esplode in un ritornello potente dominato dalla voce di Bono, che parla dei dubbi che riguardano la crescita "My body grows and grows/It frightens me you know" e, al crepuscolo del titolo "Boy meets man". Un inquietante giro di chitarra apre "An Cat Dubh" (Una gatta nera, in gaelico), densa di atmosfere darkeggianti alla cui coda si lega la bellissima ed evocativa "Into the Heart" che si avvale anche del pianoforte per creare un'atmosfera eterea e sognante. Subito dopo arriva il basso pulsante di Clayton ad introdurre "Out of Control" un brano veloce e diretto che rialza i toni. Da brivido la sezione ritmica e i cori del ritornello; ancora una volta testo incentrato sui giovani, descritti come "Fuori controllo", cioè allo sbando, senza una giuda che li porti sulla giusta strada. "Stories for Boys" continua sulla stessa strada intrapresa, questa volta è il basso di Clayton a dare un valore in più al brano.

Atmosfere semi-psichedeliche caratterizzano la brevissima "The Ocean" dall'ermetico testo in cui Bono esprime la sua volontà di cambiare il mondo "I felt the world could go far/If they listened/To what I said". Omaggio a Ian Curtis dei Joy Division, da poco scomparso, in "A Day Without Me", con i riff di chitarra resi epici dai particolari effetti usati e una grande prestazione alla batteria. Un brano drammatico e sofferto è "Another Time Another Place" che contiene uno dei pochi assoli dell'album, ma è una canzone un po' messa in ombra dalla seguente "The Electric Co.", primo classico della band assieme all'opener, un brano veramente possente (al limite del garage) che diventerà uno dei momenti memorabili delle loro esibizioni live (basta sentire l'ottima versione presente su "Under a Blood Red Sky"). Chiude "Shadows and Tall Trees" dall'ossessivo giro di batteria sincopato, su cui si sente per la prima volta nell'album la chitarra acustica; il testo parla di un immaginario ritorno a casa da parte di Bono, caratterizzata da un cupo pessimismo "Is life like a tightrope/Hanging from the ceiling".

Se conoscete solo gli ultimi imborghesiti U2, vi consiglio vivamente di recuperare i loro primi album (tutti quelli degli anni '80 sonoi bellissimi). Questo "Boy" non è sicuramente il migliore, ma è quello che mostra gli U2 più freschi, genuini e soprattutto sinceri.

Voto = 8

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