"Credo che la grande musica abbia il potenziale sia di catturare il tempo in cui è stata realizzata, sia di andarvi oltre. Anche i film, la pubblicità, le fotografie ... il tempo è essenziale." (Bono Vox - Rolling Stone, 1985).

Uno degli aspetti a cui si fa spesso riferimento quando si parla di U2, è sicuramente quello religioso. The Edge con Bono Vox e Larry Mullen jr. frequentano con assiduità il gruppo religioso Shalom affrontando (e risolvendo) una situazione interna alla band poco idilliaca. Nel frattempo la musica è divenuta un vero lavoro per i quattro giovani che rifiutano a priori quell'immagine di "band che parla di Dio" e che i fans percepiscono senza molte difficoltà; una situazione che li porta a rivedere l'essere parte di una rock band che dovrebbe prevedere una condotta che poco si sposa con la rettitudine morale di un fervente credente. Nonostante la posizione agnostica di Adam Clayton e del manager Paul McGuinness, proprio in prossimità delle registrazioni del secondo album, viene di comune accordo stabilito che all'interno del gruppo e dell'entourage non sarà tollerata alcuna forma di condotta eccessiva, proscrivendo l'uso di stupefacenti, groupie, ma anche condotta violenta per le bodyguards e costi esosi per biglietti e t-shirts.

Per gli irlandesi il periodo non è affatto dei migliori, la crisi di The Edge (... che non sa se rimanere nella band ...), il furto della famosa valigetta (... contenente oltre a $ 300,00 anche i testi per il seguito di "Boy" che si sarebbe dovuto chiamare "Scarlet" ...), non aiutano a migliorare la strada artistica intrapresa dalla band.

L'apertura del disco è lasciata al fervore di "Gloria" che rispecchia fedelmente la complessità delle infelici situazioni affrontate di recente dalla band. Un impeccabile brano le cui note sono in grado di trascinare quanto l'evocativo testo di raggiungere lo zenit nella religiosità del ritornello opportunamente recitato in latino ("Gloria - In te domine - Gloria - Exultate - Gloria - Gloria - Gloria - Oh, Lord, Loosen my lips = ... Oh, Signore, sciogli le mie labbra). E' un soffice piano che lascia "I Fall Down" diffondersi nell'aria, attraverso una musicalità che permette di intravedere le influenze subite in fase di scrittura da quella prolifica ondata di suoni che aveva nel poliedrico Elvis Costello o il geniale Joe Jackson dei veri portabandiera. La rabbia e il sentimento interiore trovano una perfetta valvola di sfogo con "I Threw A Brick Through A Window" in cui l'abilità di caratterizzare con semplicità ogni singola strofa, fa di The Edge un elegante protagonista. Ad anticipare l'uscita dell'album è "Fire" (perfetto collegamento con il disco d'esordio), che seppur sviluppandosi in una prevedibile successione di accordi, riesce a far convivere con naturalezza, intensità e passione, mettendo in musica una componente spirituale non comune. Le orme del fervore religioso lasciano un segno ancora più evidente con "With A Shout (Jerusalem)", in cui viene narrata con solennità la crocifissione di Cristo, temperata da quell'irriverenza musicale che aveva rappresentato la nuova linfa solo qualche anno prima. La suggestiva atmosfera di "Tomorrow" (le uillean pipes udibili sono di Vincent Kilduff) pone a portata di orecchie lo smisurato talento compositivo in grado di prendere piede, dando forse vita a parere di chi scrive, al brano più straordinario dell'intero lavoro, in cui la sobrietà iniziale viene ad assumere un incedere ritmico che ne diventa una disinvolta mutazione.

Un disco che non cede mai il passo all'incertezza compositiva solcando un sentiero musicale caratterizzato da un suono pungente, chiamato a far lega con il feeling della semplicità che ha contribuito a rendere affascinante e degne di interesse le vibrazioni del traditional folk irlandese.

A confermare l'eterogenea fertilità creativa ci sono la briosa "Rejoice" (battezzata inizialmente "Night Fright" prima e "Father Is An Elephant" poi) in cui l'affilata ed echeggiante successione delle note pizzicate da The Edge, avanza e progredisce in continua crescita e senza tregua. La title-track - con un piano ad accompagnare una carezzevole poetica autunnale - al contrario si mostra toccante e forse una delle migliori prove espressive che trova un suo limite nella sua eccessiva brevità, lasciando alla spiazzante "Stranger In A Strange Land", dal chiaro approccio simil-psichedelico, combinarsi alla perfezione con il fondamentale motore ritmico guidato ed alimentato da Larry e Adam ancor più essenziali del solito. L'aria di distensione che si respira nella pressoché strumentale "Scarlet" a far quasi da apertura alla terminale vivacità di "Is That All?" che più che simulare un lascito morale sull'opportunità dell'apparente contraddizione tra fede e musicista, si palesa poi per un'esortazione per l'ascoltatore ad andare ben oltre l'influenza emozionale creata dal gradimento immediato della musica (Oh to sing this song makes me happy - I'm not happy with you - Oh to sing this song makes me dance - Is that all? - Is that all? - Is that all?"= Oh cantare una canzone che mi rende felice - Non sono felice con te - Oh cantare questa canzone mi fa ballare - E' tutto qui? - E' tutto quì? - E' tutto qui?).

"October" (la cui copertina ritrae la band nei pressi del porto di Dublino) ha affrontato un travaglio molto difficile, pur se al momento dell'uscita ha un numero maggiore di aspettative da soddisfare di quanto non ne abbia avute il suo predecessore.Siamo di fronte ad un lavoro tutt'altro che alla moda, la cui forza è rappresentata proprio da una musica che completandosi con delle risolute lyrics riesce ad esplorare anche quelle anse non visibili dove riescono a convivere sentimenti contrapposti come l'amore e la disperazione. Un altro mattoncino che aiuterà a fuoriuscire dall'underground e sarà fondamentale per la conquista planetaria.

[La deluxe edition oltre a proporre una versione rimasterizzata del disco originale, contiene un secondo dischetto con un'altra ora di musica di notevole qualità. Troviamo delle appetibili BBC Sessions ("With A Shout", "Scarlet" ma anche "I Threw A Brick Through A Window"), per non parlare delle quasi inarrivabili almeno fino ad oggi "J Swallow", "11 O'Clock Tick Tock" e "The Ocean" (dalla live performance del 6 marzo 1981 tenutasi al Paradise di Boston) che insieme erano reperibili solo sul dodici pollici (e solo successivamente su cd!) di "Fire". Per molti è anche l'occasione di rendere il giusto valore all'interlocutoria "A Celebration" uscita su 45 giri e mai inclusa su Lp (solo la compilation "Rare Rock Collection" per Rock Against AIDS del 1987 può vantare tale primato), ma mai tanto amata dalla band].


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