E così siamo arrivati alla fine degli anni '80.

"Rattle and Hum" è l'ottava fatica degli U2, considerando live e album in studio, e ad oggi ha venduto complessivamente 13 milioni di copie. Con esso gli U2 decidono di documentare il loro viaggio negli States nel corso del trionfale Joshua Tree Tour tramite tracce live di canzoni appartenenti ad album precedenti e nuovi pezzi con venature chiaramente americane; un lavoro all'apparenza autocelebrativo senza particolari innovazioni sonore che sembra quasi voler sfornare un disco giusto per accontentare i fans semplicemente con uno strascico del mitico albero.

In realtà il disco di fine decade rivela ancora una volta l'assoluta grandezza del gruppo in un momento di grazia eccezionale, sia creativamente che passionalmente. L'album decide di non fare sconti già dall'inizio: la partenza live della cover beatlesiana di "Helter Skelter" è disarmante; Bono è in forma strepitosa ed è animato da una voce che gli permette di fare quello che vuole ed incantare il pubblico con prestazioni da brivido. Si prosegue con la romantica ballata cantata da Edge di "Van Diemend's Land", una canzone tanto semplice quanto bella, carica dello spirito malinconico di chi, condannato, deve partire per una terra lontana senza fare più ritorno a casa. L'atmosfera si riaccende improvvisamente con la frenetica "Desire" con un Bono ancora una volta indiavolato che parla di amore, di sesso e di dolci tentazioni, regalando freschezza e potenza, senza mai scadere in volgarità. I suoni sono, come poi si potrà riscontrare ancora, sfumatamente country.

Si prosegue con "Hawkmoon 259", che segue più o meno i ritmi della precendente. A questo punto gli U2 mettono in campo un'altra cover live riuscendo un'altra volta a non banalizzare, anzi, a valorizzare la sua bellezza: la dylaniana "All Along the Watchtower" è un'altra esplosione di pura energia rock ‘n roll e accontenta tutti. Si passa poi ad un altro live, dove gli U2 ripescano "I Still Haven't Found What I'm Looking For" dandole un'insolita veste gospel assieme alle coriste nere di Harlem. Prestazione accolta ottimamente che trionferà anche ai Grammy Awards come miglior duetto, ma che forse si dilunga un po' troppo in uno stile non propriamente udduico. Dopo la pausa di 35 secondi di "Freedom for My People" registrata in strada con un suonatore ambulante nero, sentiamo ancora live "Silver and Gold"; canzone di protesta contro le violenze in Sudafrica verso la comunità nera. Pezzo buono ma non eccezionale, che però ci prepara a "Pride" live, dove Bono & Co. dimostrano un'altra volta la loro potenza con una prestazione epica a cui il pubblico risponde con grandissimo attaccamento e al quale i 4 irlandesi donano tutta la loro passione ed energia senza fare troppe storie. Con essa si chiude la prima parte prettamente "live" del disco per passare ai pezzi del nuovo repertorio. È il turno di "Angel of Harlem", un altro ottimo pezzo, con tratti tipicamente jazzeggianti e l'azzeccato inserimento di ottoni che danno alla canzone quasi i caratteri di una marcia nuziale per questo "angelo" di cui parla Bono.

A questo punto entra dolcemente in scena la bellissima "Love Rescue Me" scritta assieme a Bob Dylan: un dolcissimo colloquio tra sé e sé dove si tratta di gioie e dolori dell'amore, chiamato a soccorrerci nei momenti di difficoltà della vita. Il pezzo, fortemente blues, con un delicato riff di chitarra che si ripete continuamente, parte in maniera molto pacata, quasi dimessa, per poi esplodere in tutta la sua potenza con la voce di Bono che urla "Yeah I'm here without a name in the palace of my shame I said love rescue me!". Si riparte poi con un altro blues, stavolta molto più energico: "When Love Comes to Town" dove bono si diletta in un pregevole duetto assieme a B.B. King: una canzoncina senza troppe pretese, forse con un testo troppo "peace and love", di certo non è la traccia migliore, ma è comunque apprezzabile. Dopo i fasti e l'allegra allegria dell'amore che arriva in città, gli U2 fanno ritornare alla grande in ognuno il ricordo degli sconfinati paesaggi di "The Joshua Tree", e i suoi ritmi magici, con un pezzo esotico e avvolgente che annovero senz'altro tra i migliori del disco.

Ci riporta poi alla realtà la grande "God Part II" con uno stile sia lirico che musicale un po' più deciso, che si stacca leggermente dalle sonorità di "Rattle and Hum" per collegarsi forse a quello che sarà il prossimo, e completamente spiazzante, lavoro della band: "Achtung Baby". Bono un'altra volta ci dà prova di essere nel periodo migliore della sua carriera musicale e continua a non risparmiarsi toccando picchi vocali eccezionali. Infine, dopo il live della celebre "Bullet the Blue Sky", l'album giunge alla sua degna conclusione con una bellissima canzone d'amore destinata a diventare un classico degli U2: "All I want is You" caratterizzata dalle ammalianti note di Edge, da un sensualissimo Bono e da Larry che segue tutti a ruota con un grande giro di batteria. Il pezzo si conclude con l'inserimento di archi.

Con "All I Want is You" gli U2 dicono addio a una parte di loro stessi, per dare il benvenuto qualche anno dopo ad uno stravolgimento totale della loro concezione musicale e scenica.

"Rattle and Hum" chiude al meglio un decennio di fatto eccezionale per questa band che dal nulla più assoluto ha saputo, passo dopo passo, ricalcarsi un ruolo di prim'ordine nella storia della musica, dominando la scena musicale per tutti gli anni ‘80, e probabilmente essendo l'unica band di questa decade (forse con i Depeche Mode) ad essere arrivata al livello di quelle degli anni ‘70.

E se tuttavia se ne dicano di tutti i colori sugli U2 del nuovo millennio (in parte, lo ammetto, giustamente), non si può negare la moltitudine di perle che da 1980, fino almeno al 1993 questa band ha saputo inanellare ininterrottamente.

Gli U2 non hanno forse cambiato la musica come i Pink Floyd o gli Who, ma di certo ne hanno fatto parte più che degnamente per un lungo periodo. Hanno saputo distinguersi da un mondo musicale che andava sempre più in crisi e hanno riportato il Rock alle alte vette che si merita. È una cosa che per forza si deve riconoscere, ascoltandoli senza idioti pregiudizi e senza badare all'azione un po' troppo politica che il loro leader ci spiattella ogni giorno da qualche anno a questa parte.

Gli U2 di una volta erano un'altra cosa, ed è bene che la gente se ne ricordi.

Ciao a tutti!

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