Si inserisce il CD nel lettore, si aziona Play e si ascolta: l'incipit, con il piano (campionato? suonato? poco importa) appena percettibile ma in crescendo, suona come una lunga intro strumentale. Le note sono vagamente inquietanti e quasi sinistre, quasi (per ripetere il gioco delle assonanze sinestesiche) i rintocchi di una campana nel deserto, o il crescendo di "All Tomorrow's Parties"... tuttavia il cinematografico cambio-scena in dissolvenza incrociata è tangibile, ed ecco che sullo sfondo fanno la loro comparsa stilizzati/campionati rumori di fondo misti a voci. Dopo una sorta di "contro-climax", cioè di pausa distensiva, in cui si ha nuovamente la sensazione di un "cambio di scena in dissolvenza" dalle nebbie di queste melodie campionate con rumori post-industriali emerge la musica, quella di sempre, della band di Bonovox e The Edge: la chitarra, liquida e spaziale, il contrappunto del basso, e finalmente l'inizio delle percussioni: "Zooropa". I riferimenti sopra riportati sono così spiegabili: l'attitudine alla scrittura nel modus cinematografico è dovuta al lungo lavoro con Wenders (e non solo), gli echi dei Velvet Undergound svelano più che affinità elettive, l'incontro reale (Lou Reed e Co hanno fatto da supporters nelle date di Napoli del 1993 del... "Zooropa Tour") il che ha lasciato (a quanto pare) il segno. In questa traccia, che suona come una "Until The End Of The World" in versione di presagio apocalittico, sembra si concentri il significato dell'intero lavoro. Un lavoro inatteso, un album bizzarramente pubblicato mentre il gruppo è impegnato nel tour inizialmente denominato "Zoo Tv". Tanto inatteso (e poco annunciato) da giungere nei negozi senza che (di fatto) la band di Dublino inserisca in scaletta (per ora) nemmeno un brano, e tuttavia fa un "cambiamento in corso d'opera" del nome del tour. Tematicamente il titolo della opening track è esplicito: l'Europa, continente (volente o nolente) aperto a infinite contaminazioni, traffici di popoli e culture, martoriato da due guerre mondiali e ora fragile area di pace circondata da un universo-mondo squassato da irrisolvibili conflitti di ogni genere, da indicibili orrori e dai precursori di una desiderata/temuta globalizzazione, e di cui, pur mantenendo un certo qual (instabile) "ordine" avverte come minimo le scosse sismiche, e perde di vista il proprio centro. Come ha fatto acutamente notare P. Negri "c'è un verso chiave nella title track, che svela il senso di tutta l'opera": tale verso, nella reprise posta quasi alla fine della canzone dice "and I have no compass" cioè "ho smarrito la bussola", la direttice dello sguardo sulla complessità del mondo contemporaneo. Si comprende come questa canzone dia un senso di "manifesto di un'epoca", quella della post-contemporaneità verso la quale ci avviamo, e ne registri nella poetica musicale la sottile inquietudine. Monumentale e (peraltro) splendida, per fare un paragone con un'altra opera che si colloca "agli antipodi" rispetto a questo album, cioè "The Joshua Tree", se in tale album la canzone posta in apertura, l'epocale "Where The Streets Have No Name" fu talmente lavorata e rifinita da assorbire metà del tempo di lavorazione dell'intero album, qui "Zooropa" ne rappresenta il perfetto contraltare, pur essendo qualcosa che "va oltre" i confini di una semplice pop-rock song (contaminata), e di un "semplice" album.

Il resto del disco è parte una riaffermazione del talento musicale di The Edge e di quello lirico e vocale di Bonovox, parte una (volutamente) spiazzante apertura a campi di sperimentazione fino ad ora mai "osati". Alla prima categoria appartengono "The Wanderer", duetto Bonovox-Jonny Cash, "Babyface", rock-song vestita da pop-song (o viceversa), in cui si sentono (nuovamente) echi dei Velvet Undergruond, e "Stay (Faraway So Close)", romantica ballata old-style perfetta per entrare nel panorama di immagini e musica di "Così Lontano, Così Vicino" di Wim Wenders.

Alla seconda categoria appartengono gli episodi più atipici di (forse) l'intera carriera anche futura del gruppo ("Zooropa" è il primo di 5 albums che la band si è impegnata a registrare dopo il rinnovo del contratto con la Island): "Numb", singolo apripista, in cui la voce atona è quella di The Edge, con backing vocals di Bonovox, poste in secondo piano, e un tappeto sonoro electro-(indefinibile), in cui tra le righe si "sente" una sottile linea melodica; "Daddy's Gonna Pay For Your Crashed Cars", reca l'impronta industrial di Flood, produttore dell'album, che dai Nodes (uno dei gruppi ultra-sperimentali dei quali fece parte in prima persona) ai Nine Inch Nails si è affermato come uno dei "superproduttori", (qui affianca Brian Eno); e soprattutto "Lemon", teoricamente qualcosa che non susciterà forse gli entusiasmi di tutti, praticamente (forse) a guardare bene, una tradizionale (ed ispirata) song degli U2 riprocessata più che semplicemente "travestita" in forma di techno-pop che rifà il verso a certa disco music degli anni '80. Se posso azzardare un'immagine, potrei dire che qui si chiude il cerchio: quello di un'opera, "Zooropa", che tra classicità messa in scena nella spiazzante luce della post-contemporaneità (si pensi alla Pittura Metafisica di De Chirico, o ai films di Derek Jarman) e modernità più apparente che reale, offre un ritratto del Mondo che più realistico non si può: sfuggente, "zoomato", sgranato in singoli pixel, onirico e infine poetico, come ogni (possibile) epoca storica è, e sarà (secondo chi scrive, ovviamente) sempre; e chiude un altro ciclo: quello degli U2, che oltre ad essere sempre stati autori di ottime canzoni, qui uniscono il talento (indiscutibile) a livello lirico, con la consapevolezza del fatto di "farsi proiettare" in una dimensione a loro stessi sconosciuta. Quella di un (non ancora noto) "Brave New World".

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