E' un seme perverso che ti cresce nello stomaco. Rabbia, dolore accecante.
Impulsi intermittenti, scariche di elettricità che sconvolgono la mente.
Clockseed è una visione nitida, un affresco indecifrabile e chiaro, un'allucinazione assordante. Le idee che prima erano sparse alla rinfusa per miglia e miglia, ora sono compatte e catalogate; compresse in artefatti sonori di densità stupefacente.

E' un gioco, un girotondo per bambini. Una favola innocente che si trasforma in incubo.

Daniel Vahnke, chitarrista nonché campionatore pazzo e metodico, veste ancora panni sfuggenti. I Vampire Rodents sono un'entità ambigua, non definibile, ectoplasmatica. Roditori che corrono fracassoni nei muri (vi ricordate H.P. Lovecraft?), credi di individuarne la posizione ma ti illudi... E' di nuovo un gioco a nascondino, le carte in tavola cambiano in continuazione.

Creatività sfrenata, fantasie disinibite, genialità che si abbevera ad una fonte malsana. Eccentricità rigorosa applicata ad un taglia-incolla forsennato.

Il ritmo è scandito incessantemente dalle drum machines, frastuono deviante in primo piano. Macchine pre-programmate che battono costantemente, annebbiano il cervello e tengono crudelmente alta la soglia di attenzione. Violenza: come coniugare la sguaiata ferocia dei Big Black e il ritmo lascivo di certo Hip-Hop. Mitragliate in pieno petto, inattese sterzate melodiche, missili heavy-metal lasciati esplodere senza preavviso.

Il suono della chitarra di Vahnke è tagliente, le incursioni di violini e flauti minacciose. E' difficile individuare il marchio caratteristico di questa musica magniloquente ed ermetica. Le collaborazioni sono moltissime: una ventina di artisti del mondo industrial/rap che offrono la loro voce e collaborano ai testi. Un altro espediente per far perdere l'orientamento all'ascoltatore, gli assi cartesiani cambiano continuamente senso e posizione. Stupore.

E' una musica per chirurghi: analizzare, decomporre, ricostruire, tagliare, legare, distruggere, creare. Le composizioni sono sinfonie frammentarie e cerebrali, orchestrazioni di campionamenti reperiti in una collezione necrofila, fantasmi di carne. E' come se Foetus interpretasse il ruolo di avanguardista claustrofobo, mentre i Chrome suonano free-jazz e classica dodecafonica nel suo salotto; i Residents hanno finalmente deposto le maschere, svelando i loro volti orripilanti e alieni.

1995: 68 minuti di musica terrificante e magnifica, infetta. Non guarirete facilmente.

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