Di recensioni delle opere Radioheadiane qui su Debaser ce ne sono a ettolitri che mi li avete fatti quasi odiare, mannaggia a voi, ma questa volta... questa volta vi sorprendo tutti e vi fucilo con questo dischetto appena uscito...

Di che si tratta? Un semplice disco di cover ma... mamma mia che piacevolissima sorpresa! Nel fantastico regno del mondo virtuale "www" ogni giorno spunta un musicante che ci propina la sua cover di un grande successo, ed è facile imbattersi in versioni punk-hardcore di tante canzoni pop-lentandanti e/o viceversa di pezzi rumoros-devastanti resi audiomamente accessibili grazie a nuovi arrangiamenti soft...

In ogni caso, è davvero molto raro che la nuova vita della creatura coverizzata sia all'altezza dell'originale. Qui il progetto è molto più impegnativo e ambizioso per due motivi: per prima cosa, il mostro sacro da stuprare, uccidere, e resuscitare si chiama Radiohead, e seconda cosa, le tracce scelte sono ben 14 da quasi tutti i dischi della band oxfordiana (fatta eccezione per l'ultimo) e reinterpretate da artisti poco conosciuti al grande pubblico ma, a parer mio, di sorprendente talento...

La parte da leone dei dischi presi come riferimento la fa innegabilmente "Ok Computer" (cinque brani), seguito a parimerito da "The Bends" e da "Kid A" (quattro entrambi), chiudono "Pablo Honey" e "Amnesiac" con un brano a testa. Si parte benissimo con una gradevole "No Surprises" trippoppeggiante-black-soul supportata dalla bella voce calda di Shawn Lee e fin dal primo nanosecondo sonoro (rumorandum e brusìo di gente come per l'inzio di "The Bends"!) già si intuisce che non c'è nessuna voglia di scherzare con i lavori di Yorke e soci: qui le esecuzioni sono ri-fatte moltissimo con religioso rispetto e con un occhio sempre alla trappola in cui si può cadere quando ci si accosta al mondo dei omaggifenti musicali: lasciare campo libero alle fantasiose sortite improvvisative senza allontanarsi poi tanto dai binari tracciati dai leggitimi autori.

Randy Watson Experience feat. Donn ci regalano una bella versione dilatata acidjazzante con sfumature ambient-new age di "Morning Bell", mentre SA-RA feat. The SA-RA All Stars ci deliziano con una "In Limbo" che sembra uscita dalla mente malata di Prince.
Veramente curiosa è la proposta alla Marvin Gaye di “High and Dry” operata da Pete Kuzma and Bilal, così come la successiva "Just" di Mark Ronson feat. Alex Greenwald imperniata su giri funkeggianti di chitarra e basso e supportata da una combinazione malefica di una sezione di fiati con drum breaks tipicamente seventies style. "Airbag" proposta da RJD2 è pregevole elettronica anni 80 che piacerebbe a gente come AIR e Daft Punk. La dolce fisarmonica retrò che accompagna tutta "Nice Dream" è frutto della sensibilità di Matthew Herbert accompagnata dalla brava Mara Carlyle alla voce. Non potevano di certo mancare pezzi da novanta come "Karma Police", affidata all'incredibile fantasia della Jazz band "Bad Plus" (forse il momento migliore della compilation) e una commovente "Paranoid Android" al pianoforte che si regge tutta sulla flebile voce alla Fiona Apple della mi-sconosciuta Sia.

Un lavoro davvero interessante, quasi una tesi di laurea sperimentale, forse un pochetto pretenziosetto, (come direbbe il sommo sfascia carrozze) ma di induscutibile fascino che consiglio vivamente a tutti i testaradio-fan e non.

P.S.
potete ascoltare i samples sul sito ufficiale della casa discografica http://www.rapsterrecords. com/radioheads cliccando sulla voce "tracklist".

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