Ah finalmente Capossela!, regnante di un altro mondo, ha sfornato dalla sua calda testa di imprese e magia 12 pezzi ancora fumanti e odoranti di buono...
C'era bisogno di un disco come questo, a sua detta un disco avvolgente come un maglione, adatto a trascorrere l'inverno per quelli che non hanno con chi riscaldarsi... e questo già mi è ampiamente bastato per desiderare più che mai l'arrivo di venerdì 17, dell'uscita del disco e del suo acquisto come gesto scaramantico!
E' un album così splendidamente invernale, da ascoltare a camino acceso, rannicchiati sul divano a sbucciar castagne con un bicchiere di vino (consiglio cabernet..) a partata di mano. Avvolti dal plaid e dal pianoforte che assieme a molteplici "strumenti inconsistenti" inonderanno la stanza di tepore.

Si respira il calore che Vinicio trasmette, un calore però proveniente da una parte sola, un calore che per qualche scherzo del destino arriva da una camera "svuotata da un addio".
E molto, a mio sentire, ruota intorno a questo, distillando frasi che scovano nel ricordo e nel ricordo molto spesso riaffiora la sensazione di calma nostalgia che si prova quando si è "orfani ora". Addirittura si invoca "Sante Nicola" per farci portare in dono "le parole per parlarci e scaldarci il cuore, che povertà non sapersi parlare e vedersi passare vicini e muti chiusi nel rancore". Ed è bellissima la metafora dei calzini spaiati dove, dopo essersi chiesto dove è finito il calzino che "ha inseguito testardo un rattoppo" o quello che "ha abusato di napisan o di cloritina" si domanda "dove è andato a finire il tuo amore, quando si è perso lontano dal mio..." e tutti si ritrovano appunto ne... "Il paradiso dei calzini".
E così ci si lascia trasportare tra questa musica e queste parole, interrotte solo dal camino scoppiettante, del cui fumo hanno preso l'odore e continuano, evocando il circo e la magia, a parlare di "clandestinità" per raccontare la difficoltà di vivere secondo la propria natura, di America desolata e deserta, addirittura di soldati cantando di guerra con l'accompagnamento dell'incantevole suono del violoncello di Mario Brunello.

Ma scovando tra questo tepore poetico e intimo si trova il tempo anche per fischiettare spensierati in "Una giornata perfetta" dove si arriva anche a dire "Non si è fatti per stare a soffrire, andarsene se è ora di finire, affidarsi alla vita senza più timore...".

E alla fine è così, quando si scova tra i ricordi dopo averli mischiati col tempo, le lacrime si asciugano e tutto si semplifica addormentandosi sereno nella memoria... a volte...

Carico i commenti... con calma