Lo avevo detto, lo avevo dichiarato qualche giorno fa: la recensione di The Wake appartiene al sottoscritto. Da cinque anni attendevo questo momento e finalmente ho in mano la versione deluxe del quattordicesimo album dei canadesi Voivod.

Conosco a memoria tutta la loro leggendaria discografia; dai remoti e "Thrashosissimi" esordi degli anni ottanta fino al precedente, del 2013, Planet Earth.

Sempre underground, sempre liberi e fieri di poter scrivere ciò che vogliono; senza vincoli, senza ostacoli da parte delle case discografiche che hanno avuto l'onore di produrli.

Sono in tour in Italia in questi giorni e giovedì hanno suonato a Milano; nonostante il mio folle amore nei loro confronti non sono riuscito ad unirmi all'amico fraterno Alessio. Troppi i miei problemi, troppe le mie ricorrenti ansie nel trovarmi in mezzo a gente sconosciuta; eppure hanno suonato in un piccolo locale con soltanto qualche centinaia di persone. Le mie paure hanno ancora una volta vinto.

Il concerto è stato memorabile come era logico attendersi da professionisti che da più di trentacinque anni portano in giro il proprio venerabilissimo credo musicale. Alla fine hanno travolto tutti con una versione rabbiosa e potentissima della loro celeberrima "Voivod". Si consiglia la visione sul tubo di questa bomba nucleare che è un inno di immane potenza.

Alessio mi ha anche mostrato le foto che è riuscito a fare con il cantante Snake e soprattutto con il batterista Away, al secolo Michel Langevin, la colonna portante della band (insieme allo scomparso e mai dimenticato primo chitarrista Piggy). Mi ha trovato il CD del nuovo lavoro che contiene un bonus disc: l'EP Post Society, pubblicato nel 2016, ed una serie di brani registrati in un recentissimo live durante il tour del 2018. Manna dal cielo, autentico oro colato per me.

Il solito curatissimo ed inconfondibile artwork curato come sempre da Away; le solite tematiche contenute nelle otto canzoni, mi sto ovviamente riferendo a The Wake, che si occupano di guerre mondiali, di chaos totale. In altre parole un concept album sulla fine, sulla distruzione della razza umana.

Apro la confezione digipack, posizione il CD sul lettore e premo il tasto play. "Obsolete Beings" è iniziata da pochissimi istanti e sono già in "bambola": quel suono così riconoscibile, unico ed irripetibile sta violentando i muri di casa e ciò che rimane dei miei disastrati padiglioni auricolari. Un suono pieno, intenso, prodotto e registrato in maniera perfetta. Voce, chitarra, batteria e basso creano quelle tipiche progressioni musicali che sono il marchio di fabbrica della premiata ditta Voivod. Away è l'abituale metronomo che alterna tempi classici a passaggi spezzati, dispari; con irrisoria facilità. Ed ha un drum kit di una semplicità imbarazzante: suona con una strumentazione ridotta all'osso ma riesce a creare un muro portentoso; la sghemba chitarra di Chewy è accordata sulle medesime tonalità del leggendario Piggy. Riff infiniti, continui, con degli assoli che sembrano messi li a caso ma non è così perchè tutto è preciso, tutto è ordinato. Una cascata Heavy-Thrash-Progressive che mi rimanda ai loro fasti passati, ai primissimi micidiali lavori. Ma adesso hanno ancora più forza, sono maggiormente uniti; suonano meglio ed una produzione toalmente a fuoco non fa altro che ingigantire la sensazione di trovarsi di fronte all'ennesimo capolavoro targato Voivod. Ogni canzone è concatenata all'altra, senza alcuna interruzione, fino ai dodici minuti della conclusiva "Sonic Mycelium" che si avvale addirittura delle geniale presenza di violini e viole.

Il mio disco del 2018; e l'ho ascoltato una volta soltanto...ALWAYS MOVING...

Ad maiora.

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