1990-1991-1992: tre dischi bomba pubblicati in rapida successione; in particolare quel "Salutations from the Ghetto Nation" uno dei migliori lavori degli anni novanta. I Warrior Soul arrivano al 1993 e vengono scaricati dalla Geffen Record: scarsissime le vendite e del tutto fuori controllo un personaggio come Kory Clarke. Ma hanno ancora un disco da portare a termine, per contratto. Si chiudono in uno studio di New York e ne escono con il lavoro più drogato, malato, psichedelico della loro carriera. Lavoro a tratti svogliato che risente del clima pesante nel quale è sprofondata la band.

Immagine di copertina e foto interne che ci mostrano un grupo messo male: la droga ha viaggiato a fiumi. è indubbio. Fotografie nebulose e rarefatte di una band strafatta. Ne viene fuori un album che come sempre punta diritto in direzione Jane's Addiction; con in aggiunta l'Hard-Psichedelia dei Monster Magnet di "Superjudge".

La breve "Mars" è posta ad aprire il lavoro: God Bless America proclama Kory mentre da subito si entra in un clima lisergico, spaziale con le chitarre che disegnano trame asfittiche ed acide. "Song In Your Mind" ingigantisce questa sensazione di mistero che aleggia nell'ascolto; una canzone che si sviluppa con trame musicali lente e spiralate. Uno sballo infinito.

Per un attimo i Warrior Soul si ricordano di essere guerrieri, di essere Punk nell'animo: ed allora ecco "Shock Um Down" e "I Want Some". Barbare, veloci e bastarde il giusto. Breve è la fiammata; si ritorna subito a percorrere strade avvolgenti con le due deliranti canzoni conclusive. Gli oltre sei minuti di "Soft", con la voce così simile a quella di Perry Farrell; sciamanica da ascoltare a volume elevato in modo tale da essere penetrati e trafitti da una pesante acidità che regna sovrana nel lungo incedere. L'altrettanto spiritata "High Road" che si avvale di una inaspettata e straziata armonica: un Heavy-Blues impazzito che sembra mai finire da tanto narcolettico.

Un disco riuscito, ma non da massimo dei voti; li ho sempre preferiti nei primi lavori, più diretti ed oltraggiosi.

Ad Maiora.

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