Un anno dopo 'Star Wars', Jeff Tweedy e i suoi ragazzi ritornano con un nuovo disco con tredici nuove canzoni. 'Schmilco', questo è il nome del disco, in pratica un gioco di parole e un omaggio al disco di Harry Nilsson, 'Nilsson Schmilsson', è uscito lo scorso nove settembre via dBpm dopo essere stato annunciato già due mesi fa, a luglio, quando la band pubblicò due nuove canzoni, 'Locator' e 'If I Ever Was A Child'. Da menzionare, prima di procedere nell'analisi del disco, la bellissima copertina dell'illustratore spagnolo Joan Cornella, che per l'occasione si è avvalso della collaborazione di Stefania Lusini.

Parliamo chiaramente di una delle band più popolari del panorama musicale USA e non solo, una band che per forza di cose e allora anche molto discussa. Ci sono infatti in giro opinioni discordanti relativamente questa band e la sua musica e come questa si sia evoluta nel corso degli anni e dal loro debutto nel lontano 1995 ('Schmilco' è il loro decimo album in studio). Molti considerano la band come una band di culto e a ragione una delle più grandi band degli ultimi venticinque anni; ma ci sono molti che ritengono la band abbia perso nel tempo quella energia iniziale dei primi dischi e altri che rimprovererebbero ai Wilco di non essere più così 'tristi' come erano agli inizi. Due critiche che per quanto mi riguarda lasciano il tempo che trovano. Anzi. Sono assolutamente prive di senso.

Parliamo del disco allora. In primo luogo, 'Schmilco' è secondo me un disco di gran lunga migliore di 'Star Wars', un disco che considero molto debole se non mediocre e in qualche maniera sicuramente incompleto. Superficiale. Rilasciato gratis via web, ritengo che il disco fosse probabilmente più una operazione di 'marketing' (tra virgolette), in pratica una sorta di sperimentazione, una cosa che accolgo e considero comunque positivamente, invece che un disco che potesse brillare di luce propria e per la bellezza delle proprie canzoni.

Non vale lo stesso per questo nuovo disco. Registrato come sempre a Chicago e prodotto dallo stesso Jeff Tweedy e da Tom Schick, riconosciamo in questo quello che si può definire un filo comune che tiene insieme tutte le canzoni e che dà un senso al disco dall'inizio alla fine.

'Schmilco' si apre con 'Normal American Kids', una triste e malinconica canzone acustica che suona come una specie di ninna nanna; 'Shrug and Destroy' ha lo stesso carattere melanconico e può essere avvicinata a una delle canzoni di quel grande cantautore, che dio lo abbia in gloria, che fu Elliott Smith. Seguono ballate eleganti, come potrebbe essere altrimenti, e pop quali 'If I Ever Was A Child', 'Just Say Goodbye', Happiness, 'Quarters', che si chiude con il suono prolungato di un organo accompagnato da un piano in uno stile che rimanda a una certa 'Americana' degli anni novanta. Che poi sarebbe il background da dove sono fuorisciti in origine gli stessi Wilco.

'Locator' rimanda ai Beatles degli anni settanta, gli ultimi, quelli di 'Abbey Road' e 'Let It Be', oppure ai lavori solisti di John Lennon. Altre canzoni pagano semplicemente pegno alla lunga tradizione della musica americana e a quello che è il lavoro negli anni della band: la ballata elettrica 'Cry All Day', il thrilling di 'Common Sense' (con elementi che rimandano all'immaginario di 'Sgt Pepper'), 'Nope', Someone To Lose', la tipica canzone che un fan dei Wilco si aspetterebbe dalla propria band favorita.

Niente colpi di scena. Ma va bene così. Del resto, come dovremmo a questo punto valutare questo disco nel panorama della musica alternative USA attuale. Considerando ovviamente il fatto che non possiamo definire in toto i Wilco come una band alternative, data la loro popolarità (il disco è già nominato per i Grammy Awards del 2016). Probabilmente, va bene, non è il migliore disco pubblicato dalla band e vi dico che non è nemmeno il miglior disco che ascolterete quest'anno, ma sicuramente ascoltandolo potete avere la certezza di ascoltare qualche cosa di 'vero' e di autentico. Quello che voglio dire è che Jeff Tweedy sa veramente come scrivere canzoni, e che i Wilco stessi hanno in qualche modo con il loro sound ridefinito il concetto di 'Americana' e sostituito probabilmente gli R.E.M. come la più popolare rock-band negli States. E penso che questo sia successo e continui a succedere per una ragione molto semplice, perché quando senti un disco come questo, sai che non stai ascoltando spazzatura, che non stai ascoltando un mucchio di cazzate e che non c'è nulla di artificiale e/o di artificioso e conseguemente in qualche modo patetico. Un disco serio per anime sensibili. 'Schmilco'.

Carico i commenti... con calma