Time flies... E' ciclico, passa veloce come un temporale estivo e lascia tracce tutte attorno a sè. Penetrando nei terreni li concima, li nutre, striscia nelle falde, si appropria di noi diventando l'essenza stessa della vita. Il tempo.

Il rock è stato da sempre un tutt'uno con esso. Cogliendone il meglio. Come carta velina ne è uscito inzuppato facendolo suo. Il tempo.

Questi quattro folk rockers inglesi non sembrano la solita band che cita il passato sfruttando il momento di stanca, anzi è più un megafono degli echi rock che furono, sottoposti a sedute antirughe fai-da-te. Il risultato suona virile e sincero come il vinile datato comprato ad un mercatino. "Steeple" è il successore di quanto iniziato con la raccolta di singoli " Tidings". Niente folk a la Neil Young, niente menestrelli vari ne atmosfere da "costa occidentale", loro suonano maledettamente inglesi e i riferimenti sono tutti nelle ballate e negli intarsi acustici dei capostipiti Fairport Convention, dei Pentangle e dei primi Traffic ( "Banks of Sweet Dundee pt.1 e pt.2" ). Nel robusto blues in odore di psichedelia dei Cream che si ritrovano per una session a Bron Yr Aur ( guarda un po' in Galles come la provenienza di questi lupacchiotti ). Perchè l'ombra del dirigibile è sempre dietro l'angolo. Lasciando la porticina del prog Canterburiano appena socchiusa. Può ricordare con i dovuti distinguo l'esordio dei Wolfmother inteso come  grande jukebox anni settanta. Se sono il primo gruppo british a passare sotto la fulgida Jagjaguwar (Black Mountain e Okkervil River tra gli altri) ci deve essere sicuramente un buon motivo.

Il loro biglietto da visita in chiaro/scuro reca il nome di "Silbury Sands" seguita a ruota da una imbarazzante per somiglianza "Tiny Circle" ai Tull di This Was ('68), quelli che mischiavano il folk con il verbo nero di Robert Johnson. A riguardo gustatevi il video in salsa B-movie della sopracitata. Le chitarre dei Wishbone Ash in loop "Morning Born" vengono mixate agli incensi profumati di "Castle Keep" per poi dileguarsi al venticello di certi arpeggi che ricordano i dimenticati Hatfield And The North. E poi da quanti anni non si sentiva un pezzo così sfacciatamente sixtees ma dal tiro dannatamente moderno come "One By One..."? Tanti.

Il loro Folk rock psichedelico dal Ph basso si accoda a quello delle schiere di giovani band che si rifiutano di recidere il cordone ombelicale con il passato: Tame Impala, Sleepy Sun, Black Mountain, Quest For Fire, Graveyard ecc., roba grossa insomma.

Per chi ha ascoltato i consigli della sorella maggiore ed ha consumato "Tommy" al buio con una candela in mano. E per chi no. Per chi rimane affascinato alla sola vista di un casolare di campagna. E per chi è insensibile anche di fronte alla vastità degli spazi vuoti. Per chi non si guarda mai indietro convinto delle proprie azioni. Ed anche per chi rovista nel cestino in cerca della pallottola di carta buttata il giorno prima certo/a che possa tornare utile. Afferrato? No vero?

Come ho già detto il tempo vola, come i quaranta minuti di "Steeple" tra il grigiume del presente e i verdi prati dei festival all'aperto del passato. Adatto a viaggiatori del tempo come voi e sognatori come me.

Perchè forse le porte di Motel Woodstock sono ancora aperte.

Il parere del commendatore Bossolazzi:

Quattro belle nespole mature, che la stagione giusta sta per arrivare.

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