Non so proprio da dove cominciare. Chi sono i musicisti in questione? Non ne ho idea! Da dove provengono? Nebbia in Valpadana.

Eppure questo disco mi ha frastornato e ha permesso l'apertura del mio terzo occhio. Pare, leggendo qualche scarna recensione in lingua inglese, che la formazione provenga dall'ambito metal (quello più estremo) ma, al contempo, risulta chiaro il distacco totale da una simile realtà.

Ambient, Drone, Shoegaze, Industrial ecc... sono etichette che, forse, vi aiuteranno a capire di cosa sto trattando. In questi tempi, da me considerati tristi e piatti, molte formazioni metalliche hanno deciso di virare verso forme "strumentali", "rumoriste" o "trippiste". Pensate ai Nadja, a CERTE cose dei Cult of Luna oppure ai Sunn 0))).
Con gli Yoga ci muoviamo su di un simile, anche se non identico, palco. Nebbia, buio, ghiaccio, rumore che sembra essere il preludio per il silenzio eterno. 

Se questa è la nuova strada intrapresa da molti lungocrinuti... beh non posso che esserne felice!
Tutto ha avuto inizio con il doom più rarefatto, con i prodotti "Cold Meat Industry" e con le produzioni di mostri sacri quali Scorn. Il processo, successivamente, si è spinto verso le sonorità gotiche, shoegaze e psichedeliche (anni '70). 

Azzardo uno dei miei soliti paragoni? Sì. Frullate per bene Jesu, My Bloody Valentine, i già citati Nadja e il dark ambient. Aggiungete qualcosa di post-rock. Non dovreste essere lontani.

Solo sussuri e niente parole. 

Tutto così dolce ma anche fottutamente inquietante

Se avessi altro da aggiungere lo farei più che volentieri. Ma quello che posso scrivere, per ora, è solo ciò che in me l'ascolto di "Megafauna" ha suscitato . E scusate tanto se è poco.

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