Un uomo vaga a lungo nel fitto della foresta, annichilito da una tremenda maledizione, e dopo lunghe ore di cammino giunge davanti ad un grande albero, con un segno inciso sul tronco.

L' uomo bussa sul tronco, e dopo qualche attimo sull'albero si forma una porta, che si apre lentamente, rivelando l'abitante di tale bizzarra abitazione: una kitsune, bianca candida, vestita da una lunga tunica rossastra, con occhi rossi come le foglie d'autunno e la testa adornata da lunghi capelli neri. L'uomo tremando la supplica di purificarlo dalla sua maledizione, chinandosi innanzi a lei come non aveva mai fatto prima, nemmeno davanti al più grande dei signori.

La potente volpe sorride, la sua testa si stacca dal collo ed incomincia a fluttuare a mezz'aria, oltrepassando la porta del bizzarro albero e girando attorno al poveruomo accovacciato fuori, guardandolo un po' impietosita, un po' divertita; l'uomo poi alza lo sguardo e nota l'improvvisa assenza della testa, che dopo un attimo vede rientrare fluttuando dentro l'albero, insieme al corpo, che prima di seguire la testa fa cenno all' uomo di seguirla. L'uomo, che cerca invano di frenare il suo batter di denti, varca la soglia della dimora lignea.

Appena entrato vede il corpo della kitsune estrarre un grande tomo da uno scaffale dall'aspetto arcaico; la testa invece si trova per terra, intenta a segnare un largo cerchio nero al centro della stanza, tenendo il pennino con i suoi capelli, come se fossero i lunghi tentacoli di una piovra. Terminato il cerchio, il corpo della volpe dà all' uomo un piatto di legno contenente un liquido iridescente, e la testa gli chiede di entrare all'interno del cerchio;

lui entra, rimane fermo al centro, e fa il possibile per restare fermo, nonostante il tremore non lo lascia;

La testa della kitsune torna tra le sue spalle, apre il grande tomo precedentemente preso dallo scaffale, e fa lentamente cenno all'uomo di bere il contenuto del piatto di legno. Lui avvicina tremante il piatto alla bocca e beve il liquido iridescente, e subito dopo la kitsune incomincia ad intonare una lunga serie di versi, fremiti, nenie e canti monocordi, che pian piano echeggiano nella stanza.

Durante il rituale l'uomo vede l'ambiente tremare e deformarsi dinnanzi ai suoi occhi; la testa della kitsune si stacca di nuovo e comincia a fluttuare attorno a lui, che non smette di tremare, e chiede alla volpe cosa sta succedendo:

Si sente sempre più disperato,

Sente ogni sensazione di qualsiasi parte del suo corpo svanire,

Si sente bloccato,

sempre di più,

sempre di più sempre di più...

... fino a che tutto si ferma.

Un attimo dopo la sua testa crolla dal suo stesso collo, cadendo sul pavimento di legno insieme al corpo.

L'uomo spaventato si dispera ed urla contro la kitsune, chiedendo il perché di tale avvenimento. La testa della kitsune fluttua per terra fermandosi davanti al viso dell'uomo, ridendo, ed infine gli dice:

"Ma come? Ti ho liberato dalla tua maledizione. Sei normale adesso!"

...

Ecco, adesso qualcuno di voi starà chiedendo:

"Ma Marco, perché hai voluto iniziare la recensione raccontandoci questa storia di merda scritta col sangue della grammatica italiana morta ammazzata?".

Semplice.

Perché questa storia mi è venuta fuori proprio mentre ascoltavo il disco in questione, "Metaphysics of Death" degli "Yvyy", giovane duo di San Paolo dedito ad un Post Black Metal bizzarro ed estraniante. 6 canzoni che si fondono tra loro in un viaggio ancestrale dal profondo sapore nipponico, tra reverberi alienanti, squarci atmosferici altrettanto alienanti, tessuti sonori stordenti ed influenze ambient che passano fino a sfociare nella Vaporwave.

Il koto sintetizzato che apre la suite in 2 parti "Alvorecer/Obscurecer" ("alba/oscurità") apre il disco in maniera esemplare, immergendoci a pieno nel mondo orientaleggiante e surreale che Tsar e Gabriel Eduardo vogliono raccontarci, un mondo infinito di foreste misticheggianti ed oscure, in cui gli spiriti e le creature sovrannaturali come le kitsune e i nukekubi vegliano e regnano supremi. 10 minuti e 30 totali in cui sentirete scream appena udibili (che nella seconda parte diventano più udibili e pesanti), atmosfere surreali, batteria possente (forse anche troppo) ed una componente Ambient elettronica che domina il platter degli Yvyy, tanto da inglobare quasi del tutto i riff di chitarra.

Il disco prosegue come un trip, come un esperienza unica in questo bosco spiritico ed allucinato, tra lo shamisen quasi "scanzonato" e le atmosfere tribali di "Sommer Tempest", la partenza lugubre e nebbiosa di "Eternal Hellscape", l' incedere soffuso della strumentale "Metaphysical Plane" (il brano dove si sente di più l' afflusso Vaporwave), e soprattutto la bestia finale: i quasi 10 minuti di "The Forsaken Path", aka il brano più bello in assoluto del disco, con il riff più bello di tutto il disco. 9 minuti e 58 in cui sentirete l'epicità salire verso tutti i cieli del cosmo, tanto che ad un certo punto appariranno addirittura delle trombe a rendere ancor più potente il tutto.

Cristo!

"Methapysics of Death" è un vero viaggio oscuro in cui, per tutti i 37 minuti di durata, si vagherà alla cieca, totalmente persi, come se tutto d' un tratto il vostro letto (o la vostra sedia, dipende dove lo sentite) sprofondasse di colpo, trasformando l'ambiente circostante nel più fitto tra i boschi, come un' illusione infinita creata dalla kitsune che a vostra insaputa vi sta marionettando per farsi due risate

Chi lo sa?

L' unico difetto, a cui avevo alluso prima, è il missaggio: la chitarra elettrica c'è, ma viene quasi totalmente inghiottita dall'elettronica (tanto che un ascolto distratto potrebbe far credere addirittura che la chitarra sia assente), elettronica che viene a sua volta inghiottita dalla "batteria potente (forse anche troppo)", che a volte è talmente alta da arrivare a coprire quasi tutti gli altri strumenti (ma per fortuna queste "volte" sono poche).

Quindi, giungendo alla fine, se volete vagare dentro ad un bosco in preda a maledizioni ed allucinazioni pesanti, per poi finire vittima dei giochi di una kitsune, ascoltatevi pure "Metaphysics of Death" degli Yvyy, e vedrete che alla fine tornerete normali per davvero.

Fidatevi.

PS: Se io scrivo le recensioni ogni morte di papa capitemi, è perché non trovo niente di interessante.

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