Venghino siore e siori... altro giro, altra corsa! Si ricomincia! Altra stagione in arrivo e riparte il circo musicale che negli ultimi anni sta trattando Roma come un amante gentile, anche se spesso non lo merita. La "scena" chiama e rispondono in molti, molti più di quel di marzo sebbene location e protagonisti siano gli stessi.

Il giullare Stef Kamil Carlens, re indiscusso dell'evento, si presenta in una delle sue mises eccentriche: un gessato rosso indossato sul petto nudo e stivaletto con tacco che fa molto Huggy Bear. La sistemazione della band è quella che l'accompagna da qualche anno a questa parte: i musicisti disposti in circolo al centro della sala e tappeti tutt'attorno. Si preannuncia una serata comoda.

Stef decide di aprire le danze in solitario splendore, imbracciando la chitarra acustica ma arrivo troppo tardi per capire cosa stia suonando. Sfilando tra il pubblico seduto a terra prendono posto gli altri membri della band. Si parte con le cose quiete, in bilico tra l'ultimo lavoro "Big City" e "A Song About A Girls". "I Feel Alive in the City", "Je Range", "Intrigue" e poi, alla sprovvista, un tuffo nel passato davvero passato, quello che portava il nome di Moondog Jr., regalando ai fedelissimi presenti i brividi di una struggente "Tv Song". Il gruppo funziona alla perfezione, come un meccanismo ben oliato. Un po' di insicurezza iniziale presto spazzata via dalla risposta entusiasta del pubblico. Partono i primi sorrisi, le occhiate complici, gli ancheggiamenti da parte delle coriste Radio Candip. "Thinking About You All The Time", "L'Opaque Paradis", "Hey You, Watshadoing?" e anche i più statici cominciano a tenere il tempo: molti si alzano e ballano; Tom Pintens, il chitarrista spettinato, più volte deve sgomberare lo spazio che lo separa dalla sua spia da improvvisati Fred Astaire e Ginger Rogers.

Che genere è? E' alternativo, è rock, è pop, è funky... ma cosa importa? Le etichette scivolano via con le prime gocce di sudore. Si divertono loro e si diverte il pubblico. La cosa più bella è l'eterno sorriso sornione di Joris alle tastiere, che si gode ogni singolo momento cantando e facendo facce buffe agli altri. A differenza del concerto di marzo, incentrato maggiormente sul materiale nuovo, Stef ed i suoi pescano a piene mani dai tempi che furono, fornendo ad ogni pezzo quelle modifiche, quella carica particolare che solo un buon live può dare.
Suonano per quasi due ore senza nemmeno una pausa, buttano in mezzo una irriconoscibile "Ricochet", tirano fuori il sapore disco un po' retrò di "My Bond with You and Your Planet", istigano il marasma con una scatenatissima "Jintro and The Great Luna". Si allontanano un minuto solo per tornare e piazzare in cima a questa torta coloratissima una versione funky di "Add It Up" dei Violent Femmes. Si ride, si scherza, è il tripudio. Il circo ringrazia sentitamente, smonta le tende e se ne va. Stef has left the building.

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