Il 3 Novembre 2010 esce Chocabeck, l'undicesimo album di inediti dell'ormai vecchio Zucchero.

Che io ricordi, credo questo sia l'album più intimsita del buon vecchio Sugar ormai pacato e più riflessivo che mai, lontano anni luce dal giovane montanaro ruspante e aria sperduta che cantava "Con le mani sbucci le cipolle", ma qui di ruspante c'è giusto il titolo: Chocabeck, espressione dialettale reggiana che richiama il rumore del becco dell'oca e che metaforicamente fa tornare Adelmo giovane, quando vedeva il suo piatto a tavola vuoto. Già, perchè l'intero disco è tutto giocato sui richiami all'infanzia e al paesino dove il futuro Bluesman giocava da ragazzino. Ovviamente non potevano mancare anche le eccellenti collaborazioni internazionali e nostrane. In particolare: Francesco Guccini, Bono Vox, Pasquale Panella e Mimmo Cavallo.

Ma concentriamoci bene sulle canzoni: il disco contiene 11 tracce che magari al primo ascolto non dicono assolutamente niente. Il fatto è che come già detto in precedenza, il lavoro è molto pacato e intimo, ma soprattutto le musiche e i testi sono molto omogenei tra loro. Quindi è chiaro che prima che si possa apprezzare appieno "Chocabeck", l'ascoltatore ha bisogno di tempo. "Un soffio caldo" con testo di Guccini e "Il Suono della Domenica" scritta da Bono Vox degli U2 e poi tradotta in italiano, sono le tracce che aprono il disco. Entrambe si basano su ritmi lenti e che richiamano fortemente la giovane età e quel sapore che si sente quando si è bambini e non si vive in una metropoli.

Già dai primi brani, compresa "Soldati nella mia città", si capisce quanto questo cd non sia stato progettato per piazzare tormentoni in vetta alle classifiche per qualche settimana (come la vecchia "Baila Morena" o "Il grande Baboomba") e far ballare anche i più introversi nelle spiagge di tutta Italia, oppure hit da ballare in discoteca o da mettere in macchina per rimorchiare le ragazze a ritmo di Dance mischiato a uno s..porco Blues. Diciamo che dopo vari ascolti capisci quanto è genuino il lavoro, aldilà che tu lo possa apprezzare o meno.

Forse tra le più hit o comunque tra le canzoni che prima entrano in testa ci sono: la successiva "E' un peccato morir", inno alla gioia, con musica abbastanza orecchiabile e testo forse nemmeno troppo riuscito. E soprattutto "Vedo nero", questa volta l'unico brano goliardico e per usare un neologismo "doppiosensista" di Zucchero, con testo scritto assieme a Mimmo Cavallo. Infine abbiamo la divertente e disperata "Un uovo sodo", a mio avviso la più riuscita dell'intero album, forse perchè mi ricorda i bei tempi di "Miserere" o di "Spirito DiVino". Da sottolineare invece "Oltre le rive", ballata vecchio stile con un cambio di ritmo finale che, guarda caso, sotto un intenso arpeggio c'è un chiaro richiamo alla fanciullezza, che cito:

"Ho vagato senza scopo e destino fino alla fine dell'arcobaleno, nelle notti bagnate dal vino..finchè ho sentito la mia voce da bambino".

Lo stesso richiamo ovviamente verrà fuori anche nella canzone che da il nome all'opera in cui dice:

"L'amore che non so chi 6...che 7,8,9 e 10 sarai. Mi manca sai il Chocabeck!".

Per le ultime due tracce ("Spicinfrin boy" e "God bless the child")  non spenderei molte parole, mentre tra i testi più belli abbiamo "Alla fine", dedicata ad un suo amico fan da poco scomparso.

Riassumendo direi che "Chocabeck" non è certo un lavoro da buttare, anzi, magari per chi ama la musica soft e più riflessiva questo è proprio il disco che fa per lui, del resto molti fan di Sugar aspettavano qualcosa del genere. Personalmente ritengo che qui manchino proprio le bandiere portanti e graffianti, canzoni tipo "Con le mani", "Diavolo in Me", "Per colpa di chi" e tante altre sono proprio i buchi che si fanno sentire di più. Non credo che comunque questo "Chocabeck" possa esser messo tra gli annali della musica italiana, un pò come il precedente "Fly"...non trovate?

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