Caldo insopportabile e tripudio di fisarmoniche, anche la casa di riposo Bakunin ha il suo pezzetto di “Imola in musica”. E, mentre nell’aria volano i baci delle mie nonnine preferite, folli trenini guidati dalle animatrici passano in mezzo alle carrozzelle stipate. Questo sarebbe lavoro, che pure io son li a far l’animatore, e devo pure occuparmi della piadinata finale. D’altronde son proprio cibo e musica ad attizzare i miei vecchietti, e quindi che piadina sia, ci mancherebbe...

A fine corsa, ultima sigaretta con le colleghe...e poi in strada...e in strada, lezione di tango con favolosi maestri lungocriniti e accaldate signore che ai loro piedi ingurgitano il verbo quasi fosse un cocktail ghiacciato. Faccio in tempo a vedere qualche figura, ma il sole par quasi le sciolga o forse a sciogliermi sono io.

Poi, nel tragitto verso la doccia, i suoni arrivano da ogni dove...e questa è una delle sensazioni più belle di questo evento (Imola in musica, un centinaio di concerti e concertini in una settimana) che va avanti da ventidue anni.

Sotto casa mia stan preparando il palco per la serata alternative rock, ma i miei piani sono altri: in piazza Matteotti c’è la P.F.M. Miss Luludia adora“Impressioni di settembre” e io conservo ancora come una reliquia la cassettina tarocca di “Live in Usa” comprata a dodici anni con la paghetta. E, se volete saperlo, vi dirò che in onore dei vecchi tempi ogni tanto la ascolto ancora.

Vino bianco frizzantino e pizza margherita, in lontananza “Mr tambourine man” canticchiata da una dolce fanciulla busker. Poi la notizia che la juve sta sotto di brutto nella finale champions: meraviglia!!! La calcistica dea della vendetta si confonde con la folle astruseria dylaniana, anche se è difficile figurarsi Ronaldo nei panni di mister tamburino. Allora mando un bacio alla fanciulla che adesso sta facendo “Sound of silence” e, ai miei occhi, è lei che ha vinto la champions, altro che le fottutissime merengues.

Si va allora (o si dovrebbe andare) dalla Premiata, ma Miss Luludia è un tipo muy folk e così un flautino la inchioda a uno smandrappatissimo ballo di gruppo. Non resisto alla sua gioia e solo dopo tre o quattro brani mi decido a strapparla al suo mondo di sogno. Arriviamo in piazza, proprio mentre attaccano “”Impressioni di settembre”, un’altra piccola freccia che l’amorino ebbro che da un po’ di tempo ci segue scocca per noi.

Mi metto pure a cantare: “E leggero il mio pensiero vola e va e ho quasi paura che si perda”...poi il santissimo moog. Subito dopo Di Cioccio racconta di “Photos of ghost” e citando Sinfield e i Crimson attenta al mio vecchio cuore.

Poi succede che ci rompiamo, non so, non c’è energia, e allora, chiedendo scusa al bimbo che fui. propongo alla mia bella di filarcela. Per lei va benissimo, “Impressioni di settembre” l’han già fatta. Ci spariamo ancora un po di folk, poi passiamo a un gruppettino reggae che, complice un paio di gin tonic, mi prende assai. (nota, sono in assoluto il più vecchio tra il pubblico)...tutto bene...

Tutto bene...e comunque, buonanotte...

Il giorno dopo si riparte con i balli africani sotto casa... con la nonnina che passa, appoggia la borsa della spesa e si mette a ballare pure lei…

E, a sera, gli Acquaragia drom, ovvero un sogno che ha viaggiato per milioni di strade con il sorriso della faccia da schiaffi e la lieta fanfaronaggine di chi nelle tasche non ha che gioia, cazzeggio... e tradizione…

Tradizione il cui albero ha radici nella musica dei balcani, nelle tammurriate e tarantelle sinti, nelle canzoni rom, nel rebetico greco, nei balli da matrimonio. Dovete sapere che ormai chi vi scrive è convinto che il vero rock’n’roll sia proprio una roba così.

Oggi dediti a una forma canzone che può ricordare certe cose di Capossela (anche se poi forse son le cose di Capossela a ricordare le loro visto che questa è gente che suona insieme da più di trent’anni) dal vivo continuano comunque a spaccare i culi con un folk a mille all’ora.

E domenica la prima cosa che io e Miss Luludia abbiamo appreso è l’utilità di un canto apotropaico. E il canto in questione è “Ussa sa”, brano che parla di un signore che non ha mai visto quella parte del corpo femminile che in genere se ne sta nascosta, e che, il giorno che da lontano gli pare di vederla, favolosa ed enorme, ecco proprio quel giorno muore per lo sforzo fatto nel tentativo di raggiungerla. Al contrario di quanto potrebbe sembrare, pare che canticchiare questa canzone aiuti proprio a vedere quella cosa nascosta e quella cosa nascosta in lingua rom si chiama “Ussa sa”.

Ma poi insomma, per farla breve, concerto fantastico...violini, tamburelli, clarini, organetti, danze... e allegria contagiosa. La perla: “Thessaloniki”, rilettura di un classico della musica rebetica. Novità assoluta la proposta , in chiave Acquaragia Drom, di brani come “Vagabondo” (Nicola di Bari) e “Lo straniero” (Georges Moustaki). E quindi l’uso anche dell’italiano e non solo della lingua rom.

Che poi mi so accattato pure lo dischetto. E ho fatto pure due chiacchiere con sti signori. E ho quindi scoperto che acquaragia vien dal fatto che tre son dell’acquario e raja vuol dire qualcosa in rom, forse ragazza. Poi va be, drom significa viaggio..Chi mi segue sa che a gente così io gli voglio bene.

Cambiamo piazza e ci troviamo davanti a un delizioso gruppettino, “Nashville & Backbones”, fantastico folk da strada, due acustiche, tastiere, violino (con la violinista in vestitino rosso)...e niente, gente coinvoltissima…

Tornando a casa, vicino alla biblioteca, bongos e chitarre e qualcuno che ci improvvisa un rap sopra...miss luludia sorride…buonanotte...

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