Atmosfera frizzante. Note rarefatte, pulsazioni d'indifferenza. Una distesa placida di terra grigia, una componente musicale a metà tra l'alternatività e la dolce sperimentazione. Suoni tranquilli e leggeri. Apse vuol dire anche questo. Una tranquillità velata e romantica che si allaccia con spezzoni di energica dolcezza.

Definizioni? L'art rock si mescola con sinergica forza a contorni di space che si intravedono appena, mentre fanno capolino delle fugaci soluzioni a metà tra lo shoegaze, il post rock, il pop dei seventies, l'alternative rock che sfocia in dipinti sonori dove l'influenza e la visionarietà di lampi di psichedelia defluiscono in canzoni di tenue e silenzioso ripiegamento interiore.

Il problema (o il vantaggio, fate voi) sta nella non delineazione dei contorni: questo miscuglio è indigeribile, troppo soffuso per poter essere pienamente apprezzato.

Il moderno suono di "All mine" si stempera nell'alterazione vocale di Bobby Toher: eccellenza del disco con le sue vette rarefatte e sognanti, a loro volta invischiate in un'atmosfera complessiva dal sapore futuristico. Elegante l'odore sciamanico di "Tropica", inutile la strumentale "Rook", progressivo l'intermezzo spaziale in "The return", influenzata e già sentita "The whip".

"Climb up", è un continuo di angoli che si intersecano. Ognuno ha caratteristiche diverse e complementari, tutte da scoprire. Alcuni però hanno una bisettrice che li taglia male, che li deturpa musicalmente. Insomma il panorama rimane grigio...

1. "Blown Doors" (4:30)
2. "3.1" (4:09)
3. "All Mine" (5:14)
4. "Rook" (3:42)
5. "In Gold" (5:10)
6. "The Age" (3:54)
7. "Tropica" (4:04)
8. "The Whip" (3:43)
9. "Lie" (5:34)
10. "The Return" (5:29)
11. "Climb Up" (4:13)
12. "Closure" (5:08)

Carico i commenti... con calma