Ancora Italia...

Ancora capolavoro...

Ancora una volta dal nostro bellissimo paese arriva un nuovo gruppo valido e che ha ancora moltissimo da dire in un genere che in molti danno ormai per morto e sepolto: il prog rock...

Beh, gli areknames sono qui per zittire tutti i detrattori in tale ambito, che pensano che prog rock sia soltanto inside out; e lo fanno con questo stupendo e stupefacente secondo album (il primo, same title, uscì 2 anni fa sempre per black widow).

"Love hate round trip" è un viaggio nel tempo, che ci porta dritti dritti all'era prog-rock dei favolosi anni '70; poggia i suoi piedi sia nel prog nostrano: quello di act seminali quali banco del mutuo soccorso e pfm; sia nel prog inglese: come altre leggende quali emerson lake & palmer, oppure primi genesis. L'abilità dei nostri non sta solo nel fatto di saper riprendere la lezioni dei maestri succitati ma sta anche nel saperla traslare in un contesto moderno; tant'è che il disco non si presenta come un'opera fuori dal tempo bensi come un'opera con i piedi ben saldi nel presente...

Si possono scorgere reminiscenze anche pinkfloydiane, soprattutto nell'uso della voce (molto gilmouriana) e nell'uso di certe tastiere e armonie che creano quell'atmosfera lisergica e a volte sognante tipica del gruppo succitato, come nella favolosa "deceit" che dopo un'incipit dissonante si apre in tutta la sua bellezza con voce carezzevole e melodie che definire splendide è poco, andando a creare nel seguito un groviglio tentacolare che si apre, implode, striscia per poi concludersi con un finale al limite del funereo (dove si sentono influenze doom d'altri tempi), ma azzeccatissimo. Dicevamo con i piedi ben saldi nel presente; beh... si! in alcune tracce si odono parti che richiamano non poco i geniali arcturus, ad esempio; "outcast", terza traccia dell'album, nella sua psichedelia elettronica e teatrale ricorda non poco la band norvegese; oppure ancora l'opener "the skeletal landscape of the world" è un groviglio di bordate quasi metalliche che portano alla mente non poco i geniali a perfect circle... stupenda poi la semi-ballad "yet i must be something" che riempie lo spirito e il cuore con le sue delicate armonie ascendenti!

C'è posto per una cover in mezzo a tanta raffinatezza, "snails" dei gnidrolog (devo dire che proprio non lo conoscevo sto gruppo prog anni 70) che passa però quasi in secondo piano rispetto a tanta maestosità di armonie (il finale grandioso di ignis fatus porta lontano, letteralmente in un'altra dimensione, con i suoi tempi discontinui e le sue atmosfere da iperspazio che ricordano, nell'accostamento di tali atmosfere differenti, gli ultimi king crimson) di melodie mai stucchevoli e sempre emozionanti (che a volte ricordare i voli pindarici della mahavishnu orchestra), di grovigli jazz qua e la, con fiati in bella mostra a creare atmosfere maestose, oscure e malinconiche che riempiono il cuore e non solo la mente.

Potrei parlare ancora a lungo, elencando la bellezza di ogni singola traccia, ma rischierei di dilungarmi troppo. Gli areknames fanno loro un genere che per molti è già morto, ma lo attualizzano, dandogli una forma del tutto inedita tanto da creare un'opera tanto fuori dal tempo e attuale allo stesso tempo da volare e fluttuare senza remore, già da adesso, nel lago dei dischi leggendari!

 

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