Dopo “The Axeman's Jazz”, il loro superlativo esordio, le Bestie del Bourbon si ripresentano sgangherati, polverosi e sbronzi come sempre con questo loro secondo album che seppur inferiore al sopracitato ne delinea una classe ed una “illuminazione” che solo a pochi gruppi è concessa!

E' sempre il Blues a fare da padrone, distorto, maltrattato, portato ai minimi termini, con un Perkins che più che cantare lo accompagna con voce talvolta catacombale talvolta annientata da troppo Whisky, sigarette e polvere del deserto Australiano (palese dimostrazione ne è la magnifica “These Are the Good Old Days”).

Talvolta minimale (“Hard Workin Drivin' Man”), talvolta rurale e marcio come la slide che l'accompagna (“The Hate Inside”), il loro Blues è un malcelato istinto pervertito ed omicida che viaggia tra le lande sabbiose che separano Brisbane da Camberra!

Nel complesso l'(anti)opera in questione è decisamente più rumorosa ed incattivita rispetto alla precedente ma il sentiero intrapreso è decisamente delineato e chiaro (per quanto lo può essere nella testa di alcoolisti e fumatori da Pub [non solo di sigarette come la più tarda “Thanks” dimostra] della periferia più malsana di Sydney!)

Accostarli a gente come Stones, Beefheart, Cramps, Iggy & the Stooges e Birthday Party forse è eccessivo ma se ci impegniamo (ma manco troppo), forse potremmo capire che Band come i Lubricated Goat qualcosa devono a quest'album (mi riferisco in particolare a pezzi come il già citato “Hard Workin Drivin' Man” o “Playground”).

In definitiva se avete voglia di Rock&Roll (e mi pare che ne abbiate), tra una birra e l'altra, beh, forse questo è un album che può fare al caso vostro!

Lascivamente al vetriolo!

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