Il disco che ho recensito e' uno dei capolavori dell'hard rock degli anni settanta, vale a dire "Paranoid" dei Black Sabbath. Insieme a gruppi come Led Zeppelin, Deep Purple, Grand Funk e Uriah Heep hanno scritto delle pagine fondamentali nellla storia della musica.

I Black Sabbath possono essere definiti come i fondatori di sonorita' doom, oscure e maligne che poi verrano riprese nel metal degli anni ottanta dei Mercyful Fate, Candlemass, Anvil, Angelwitch. I loro brani parlavano di occultismo, di riti e stregoneria, provocando un grosso scandalo ma anche un maggiore interesse da parte dei giovani. Dopo l'imminente successo del primo album omonimo, dove gia' si sentiva dei ritmi piuttosto lenti e pesanti, atmosfere cupe e piccole influenze blues, in questo secondo disco perfezionano ancora di piu' il disegno.

L'inizio e' affidato alla celebre e lunga "War Pigs". Una lezione dirompente di MUSICA.

Dopo ciò si giunge all' immortale titletrack, ovvero "Paranoid". Questo brano è un vero e proprio cavallo di battaglia. Si arriva su territori piu' calmi con "Planet Caravan", brano che e' stato anche coverizzato dai Pantera su "Far Beyond Driven". Ci catapultano in un'atmosfera marziale grazie ad un fantastico arpeggio di chitarra e con una voce di Ozzy che assume un effetto piuttosto strano, quasi surreale.

Passato questo momento di calma ci si riavvicina ai canoni piu' tradizionali del quartetto con la famosa "Iron Man", dove possiamo apprezzare il riff immortale di Iommy, un'altra grande prestazione di Ozzy e un testo fantascientifico.

La quinta traccia e' la maligna "Electric Funeral". "Hand of Doom" rimane ancora ferma nei ritmi lenti e cadenzati. "Rat Salad" e' uno strumentale dove possiamo notare un assolo interessante del bravo Bill Ward, mentre l'ultima traccia e' la grandissima "Fairies Wear Boots". Si chiude magistralmente questo masterpiece.

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