Eh si... esisteva un tempo nel quale anche la nostra amata penisola tirava fuori dei gran bei dischi e ciò che mi appresto a recensire entra prepotentemente in questa categoria, sto parlando di "Buon Vecchio Charlie" dei Buon Vecchio Charlie: il gruppo (nel lontano 1972) era formato da una line-up di sei musicisti che rispondono al nome di Richard Benson alla voce e alla chitarra (non ridete se lo conoscete, quando ho ascoltato questo disco stentavo a credere che fosse stato lui a scriverlo e suonarlo), Luigi Calabrò ancora voce e chitarra, Sandro Cesaroni al sax e flauto, Sandro Centofanti alle keybords, Paolo Damiani al basso e Rino Sangiorgio alla batteria.

Il sestetto ci propone un pregevole disco di progressive rock suonato perfettamente, estremamente complesso nelle strutture, dalle tonalità lontane e vagamente medioevali. L'album è composto da 6 canzoni, delle quali 3 dalla lunga durata e 2 di durata medio-corta: la prima canzone "Venite Giù al Fiume", vanta un'ottima esecuzione e risulta essere ricchissima di vari controtempi batteristici; per ciò che riguarda invece le lyrics bhè vi consiglio di andarle a leggere, ne rimarrete piacevolmente colpiti. "Evviva La Contea Di Lane", si presenta a mio parere come la canzone più completa dell'album, essendo a tratti melodica a tratti più tirata. La parte vocale gioca molto sulla teatralità dei toni di Benson, che mostra un ottimo cantato oltre che una grande padronanza della chitarra. Gli altri membri del gruppo si limitano, per così dire, ad eseguire le musiche in maniera impeccabile, con una lode da dover fare alle tastiere. Terza track ed ancora emozioni, "All'Uomo Che Raccoglie Cartoni" risulta essere una suite gustosissima e pregevolmente PROG ROCK: muovendosi su coordinate prima veloci e aggressive e poi lente e dolci, i 15 minuti vi accompagneranno in un percorso musicale al limite dell'immaginabile. La canzone si presenta come un lunghissimo strumentale diviso in 5 episodi, nei quali non si sente quasi la mancanza di una voce. Unica pecca il volume degli strumenti non sempre dosato alla perfezione. Arriviamo così a "Rosa", song delicatissima, la quale si basa sulla storia di una donna, Rosa per l'appunto, che è andata via; il testo leggermente meno strutturato degli altri, risulta essere comunque bellissimo e dolce. Fantastica la base chitarristica condotta da Benson e Calabrò. 4 minuti e 34 secondi nei quali verrete rapiti da questa bellissima canzone. Arriviamo così all'ultimo episodio dell'album: "Il Guardiano Della Valle", che accompagnata da un bellissimo testo e da un ottimo cantato può essere considerata come ottima canzone di chiusura.

Arrivati alla fine del disco possiamo dunque dire che è stato un peccato non aver più potuto ascoltare questo fantastico sestetto: dopo aver cercato invano un produttore infatti, i 6 si sciolsero per percorrere strade soliste. Eccellente disco in definitiva che sfortunatamente non viene mai considerato tra i capolavori del prog italiano. Ps: l'album pur essendo stato scritto nel lontanissimo 1972, non vide luce fino al 1990 a causa di una certa sorta di "snobbamento" da parte dei discografici.

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