"delusione totale"
Sono queste le due parole che collego a questo album, perché dopo anni di elettronica molto bella (anche se per certi aspetti un po' grezza) passare ad un pop decisamente scadente mi sembra la strategia giusta per deludere i fan che ti seguono da più tempo, dandogli il colpo di grazia.
Già l'immensa campagna commerciale per i vari singoli dell'album (specie quel maledettissimo "Get Lucky") mi aveva insospettito molto, voglio dire, i Daft Punk mi erano sempre sembrati adatti soltanto per i veri appassionati dell'elettronica, anche se qualche virata commerciale in passato l'avevano già fatta (basti vedere "Technologic", dal comunque apprezzabile "Human After All").
Ma ahimè, non ho comunque resistito alla tentazione di comprare il disco, prima di metterlo nello stereo ero a metà fra le mie aspettative più alte e quell'ansia che mi aveva immesso quella commercialata di "Get Lucky", però ho pensato, dai, avranno fatto sta cavolata ma almeno qualche pezzo valido nell'album ci sarà, giusto?
Niente di più sbagliato.
Appena cominciato l'ascolto infatti, mi ero reso conto di quanto fossero caduti in basso quelli che erano stati i miei idoli, quei due robot che mi avevano aperto le porte del mondo della musica, l'album infatti si presentava come un accozzaglia di orribili canzoni pop, si oscillava dai pezzi più commerciali a quelli più lagnosi (dannazione a "Instant Crush, mai sentita roba peggiore), volevo credere che mi avessero venduto un altro disco, ma purtroppo, era proprio un lavoro dei Daft Punk.
Per quanto mi riguarda, quel disco può anche rimanere a raccattare polvere fra gli altri della mia collezione, quell'inutile, deludente e scadentissimo disco che porta il nome di "Random Access Memories", che per quanto mi riguarda non è degno di portare il nome dei Daft Punk.
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Altre recensioni
Di Darius
Un autentico gioiellino sonoro, un monumentale ponte fra il 'sentiment' dei Settanta e la contemporaneità.
In un panorama dove fare revival è quasi obbligatorio, i Daft Punk sfornano una piccola Bibbia del buon disco che guarda indietro senza estremizzazioni.
Di Ilpazzo
Se vuoi vivere bene devi avere un po’ di James Brown nel sangue, altrimenti sei un cazzo di zombie e non lo sai.
Addio Tunz Tunz, ritorno alla melodia di un tempo, Voci Daftpunkiane e sintetizzatori al servizio del funky più ballabile del mondo.
Di ElectroKite
"Questo nuovo disco è coraggioso, e risulta fresco e retrò allo stesso tempo."
"Random Access Memories stupisce molto per la sua varietà, mescolando modernità e vintage alla perfezione."
Di Gardenio
"Noioso, moscio, autoreferenziale, scialbo, inutile, vuoto, pretenzioso..."
"La produzione ottima però non cambia il giudizio dell'album, musicalmente povero, senza idee e banale."
Di TommasoMotteran
Il diploma «ar» conservatorio non significa nulla, lo dimostra Allevi, lo dimostrano loro.
Non c'è innovazione, non c'è complessità, non c'è cura, non c'è amore, non c'è tradizione, non c'è significato, non c'è un emerito cavolo di niente.