Parto con una bella premessa: questa non è una recensione track by track. Amen.

Per parlare di questo album bisogna concentrarsi sullo spirito che lo caratterizza e sull'intero universo Daft Punk.  

Dopo un ventennio di musica martellante (di altissimo livello, per carità, roba che ha segnato nuovi standard nel settore) queste due teste di casco hanno deciso di spiazzare i fan con una brusca virata verso il classic album (la campionatura diventa la schitarrata in studio. Insomma si suona).

Il motivo di tale virata non credo sia commerciale, ma potrebbe partire proprio da una costruttiva autocritica del duo transalpino (che con i soldi e la fama che hanno si possono permettere di fare quello che vogliono). In un era dominata da una dance ORRIBILE, fredda, sempre più computerizzata e fastidiosamente TUNZ TUNZ c'era assolutamente il bisogno che qualcuno, SOPRATTUTTO del settore dicesse "STOP!" a questa accozzaglia di suonacci maledetti.  Lo stop è arrivato proprio da coloro che devono il proprio successo al tunz tunz (di classe, ma sempre tunz), e questo è un ottimo segno, coraggioso e che potrebbe essere una svolta epocale (pensate che ora non li copieranno in tanti? Fatboy Slim ci sta già pensando..) .  

Bisogna ammettere che fa uno strano effetto sapere che in questo scialbo panorama musicale attuale una lezione di musica non arriva da musicisti classici ma bensì da una coppia di disc jockey francesi. Questi due hanno dato una lezione a TUTTI. I musicisti classici prendessero nota di come si produce un album di qualità, e la prossima volta producessero dischi buoni invece di farsi fregare da due DJ. E per quanto riguarda tutti voi fan delusi che volevate un nuovo disco TUNZ, sono molto contento della vostra delusione. Fatto bene! Se volete tunzettare c'è sempre David horror Guetta, l'ultimo degli anticristi.

Ed ecco quindi che i due DJ robots, dopo aver chiamato i migliori musicisti su piazza, riesumano l'incredibile sound dei capolavori di Michael Jackson, Quincy Jones e Donna Summer fondendoli con i vocalizzi futuristici daftpunkiani.

Si chiama FUNKY, e se non balli con questo genere di musica significa che dentro di te sta morendo qualcosa, o sei già morto da anni... da quando abbassavi i finestrini dell'auto alzando a tutto volume David sterco di troll Guetta. Se vuoi vivere bene devi avere un po' di James Brown nel sangue, altrimenti sei un cazzo di zombie e non lo sai.

Sto facendo una leccaculata impressionate ai Daft Punk? Un FAN invasato che elogia a dismisura un album? No.. questa volta no! Elettronicamente non sono neanche i miei preferiti, e quest'album ha anche difetti si. Ma come accennato a inizio rece, niente traccia per traccia.  Elenco quelli che secondo me sono i pregi e i difetti del disco.  Iniziamo dai pregi va:

PREGI

Prima di mettere "play" ho avuto il TERRORE di essere assalito da tracce da otto minuti di loop techno /trash/rock metal ossessivo al minimo dell'elaborazione sonora, insomma alla "Human After All" (album).  Per fortuna nessuna cazzata alla Robot Rock! (che si.. fu divertente ma cristo.. era uno scherzetto dai!). L'album parte con un madornale riff di chitarra Nile Rodgers style seguito da una base che in una manciata di secondi ci riporta alla disco anni 70 a bordo della delorean 555 (l'avete capita?). Poi però si inserisce il vocoder, ed ecco.. non è un disco degli chic, è un disco moderno dei Daft Punk! Ma è antico o moderno? Ecco.. questa cosa mi fa eccitare. La risposta non c'è. E' un disco senza tempo, epoche ed emozioni distanti vengono unite, mixate da due abilissimi DJ che questa volta mixano sentimenti e non i giradischi. Quando senti un pezzo come "Give Life Back to Music", con la sua calda chitarra e la sua batteria che scandisce il ritmo di un epoca non puoi che gioire e giudicare malamente chi ascoltando il cd si lamenta perché non riesce a ballare. Rileggete cosa ho scritto sopra: siete morti dentro.

Questa è musica da ballo! Ad ogni immacolato giro di basso immagino David Guetta che muore di dolori atroci sulla consolle circondata dalle fiamme dell'inferno, cazzo.   

L'album prosegue meravigliosamente il suo viaggio revival robotico sfoggiando idee e suoni provenienti da un altro pianeta. La sensazione è quella di avere a che fare con degli alieni che nel loro pianeta ripropongono i suoni del nostro passato ai propri simili. Si.. la sensazione è esattamente questa. Tutto suona come nuovo anche se già sentito. Poi non dite che i Daft Punk in fondo non sono due geni. 

Chi dice che l'album è una sorta di "Discovery" ma nettamente inferiore  si sbaglia di grosso. Quest'album è un miglioramento di Discovery al 100%. Un sequel che migliora l'originale. I concetti pop melodici espressi in Discovery qui vengono ampliati, riducendo la componente TUNZ per focalizzarsi su quel tipo di armonie che avevano in mente allora. Soltanto che prima usavano macchine e ora usano musicisti veri, per cui il risultato sonoro è inevitabilmente migliore. "The Game Of Love" è una bellissima evoluzione sonora di "Something About Us", mentre il concetto espresso con "Veridis Quo" è ampiamente riproposto con migliorie sonore in diversi pezzi dell'album. Quindi paragonare un album con tali ambizioni sonore ad un vecchio CD di musica campionata è un po' azzardato. Sono due grandissimi lavori ma in maniera diversa. Questo album ha una raffinatezza ed una qualità sonora senza precedenti.

Meriterebbe una recensione a parte (ma anche una tesi di laurea) la traccia dedicata a Giorgio Moroder. Nove minuti di elettronica, Rock, Jazz, prog, che segnano una nuova vetta (il tutto mentre Giorgio ci parla di come sia diventato un dio dell'elettronica. Orgasmico!). Ditemi in quale marcio album dance moderno si è mai sentita una robbba simile!

Salto le altre tracce... dicendo che lo stile suonato fuso al tocco Daft Punk pervade tutto il disco e regala linfa vitale per le nostre vene nostalgic dance. 

DIFETTI:

Ammazza quanto è lungo! Io direi che 16 tracce corte sarebbero state meglio che 13 tracce lunghissime. Alcuni brani risentono di una ripetitività eccessiva. Ripetitività a cui i Daft ci hanno abituati.. ma non abbastanza. In questo album sinceramente avrei evitato riff sparati all'infinito come i loop del precedente album, anche se bisogna ammettere che qui sono molto più belli ed elaborati. Eppure un grande pezzo funky come "Lose Yourself to Dance" nonostante parte che è una meraviglia.. dopo un po' rischia di debilitare le meningi. Tirata così tanto per le lunghe che ti chiedi "ma hanno bisogno di allungare la durata dell'album perché non hanno altri pezzi a disposizione?" spero non sia così! Probabilmente in fase di registrazione la mandavano per le lunghe come segno di masturbazione sul loro prodotto. Puro compiacimento, ma dopo un pò stufa.

Per non parlare di "Get Lucky" che nella versione album diventa una sorta di remix allungato tipo quelli che si trovano su youtube fatti dai fan. Che bisogno c'è di allungare il ritornello all'infinito? Manca di quel mordente e quei tempi perfetti della radio edit. La canzone è un pezzone, ma sull'album delude.

"I Daft Punk hanno dato anima al vocoder e al sintetizzatore" eh no! Quello l'hanno fatto gli AIR! Molti anni fa, e loro si che suonano gli strumenti! Non facciamo questi paragoni. Vi sto elogiando... ma siete sempre due DJ. Quindi con il caldo e suadente vocoder di "The Game Of Love" scoprite l'acqua calda.

Ora parliamo del MALE ASSOLUTO:  c'è quella "Instant Crush" che si.. è bella musicalmente ma.. il modo in cui hanno distorto la voce di Julian Casablancas mi ricorda un pezzo di quel pezzo di ..... David Guetta! Il ritornello non riesco a digerirlo, mi ricorda Guetta e vengo preso da fottuti istinti omicidi.

"Contact" la traccia di chiusura, molto bella MA... è un pezzo dei Chemical Brothers?  Non riesco a concepire un pezzo elettronico rock psichedelico che non sia dei fratelli chimici. La ascolto e penso a loro. Non è un pezzo alla Daft Punk. Bello ma stona con lo spirito dell'album. 

In definitiva:

Addio Tunz Tunz, ritorno alla melodia di un tempo, Voci Dafpunkiane e sintetizzatori al servizio del funky più ballabile del mondo. Produzione sonora da urlo. Delusione dei fan che volevano ballare boom boom boom come in "Homework".  Un bellissimo album! (ma troppo luuuuuuungo). 

Elenco tracce e video

01   Give Life Back to Music (04:34)

02   Within (03:48)

03   The Game of Love (05:21)

04   Touch (08:18)

05   Doin’ It Right (04:11)

06   Motherboard (05:41)

07   Fragments of Time (04:39)

08   Contact (06:21)

09   Get Lucky (06:07)

10   Lose Yourself to Dance (05:53)

11   Giorgio by Moroder (09:04)

12   Beyond (04:50)

13   Instant Crush (05:37)

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Altre recensioni

Di  Darius

 Un autentico gioiellino sonoro, un monumentale ponte fra il 'sentiment' dei Settanta e la contemporaneità.

 In un panorama dove fare revival è quasi obbligatorio, i Daft Punk sfornano una piccola Bibbia del buon disco che guarda indietro senza estremizzazioni.


Di  ElectroKite

 "Questo nuovo disco è coraggioso, e risulta fresco e retrò allo stesso tempo."

 "Random Access Memories stupisce molto per la sua varietà, mescolando modernità e vintage alla perfezione."


Di  Gardenio

 "Noioso, moscio, autoreferenziale, scialbo, inutile, vuoto, pretenzioso..."

 "La produzione ottima però non cambia il giudizio dell'album, musicalmente povero, senza idee e banale."


Di  TommasoMotteran

 Il diploma «ar» conservatorio non significa nulla, lo dimostra Allevi, lo dimostrano loro.

 Non c'è innovazione, non c'è complessità, non c'è cura, non c'è amore, non c'è tradizione, non c'è significato, non c'è un emerito cavolo di niente.


Di  the dude

 "Delusione totale"

 L'album si presenta come un accozzaglia di orribili canzoni pop, oscillando dai pezzi più commerciali a quelli più lagnosi.