Era il dicembre del 1983, ma nel mondo di Dennis non c'erano stagioni e non esisteva il caldo e il freddo. I suoi ultimi mesi li ha trascorsi in compagnia dell'alcool, dei sonniferi e del colore dell'oceano. Siamo nel 2007 e molti critici musicali continuano ad accostare il suo nome soltanto al massacro di Los Angeles compiuto dal gruppo hippie di Charles Manson. Quante storie inventate a riguardo, alla fine solo qualche birra insieme e un paio di ragazze conosciute. E poi tanta fiducia mai corrisposta e capita realmente da Manson. Dennis riusci a rendere canzone un paio di strofe senza senso di Manson, ma questo gesto di  generosità di Dennis fu sempre odiato e condannato da Manson. Il quale pretendeva di essere la nuova star mondiale del rock.
Comunque  la canzone "Never Learn Not to Love" fu la punta di diamante dell'album 20/20 dei Beach Boys, ma non è stata una casualità, il talento del Beach Boys emerge con impeto e soprende tutti all'interno del gruppo. E' un dato di fatto che d'ora in poi le più belle ballate soul sono le sue negli album post Pet Sounds. Mi risulta difficle fare dei confronti con altri artisti, soprattuto all'interno del gruppo, Brian Wilson da cigno diventa un ombra perpetua in continua lotta con la sua mente, Carl Wilson da brutto anatroccolo scopre una voce che al confronto Tom Jones sembra Bonolis. Insomma, ci sarà molta invidia anche da parte dei fratelli o meglio soltato un'insana ignoranza. 
Soltanto negli ultimi anni i biografi dei Beach Boys stanno rivalutando le canzoni di Dennis Wilson. La sua voce particolare, il suo essere musicista completo, non solo il belloccio dei Beach Boys che suonava i tamburi, come molti pensavano. Le continue incomprensioni coi fratelli, l'invidia feroce degli altri membri del gruppo, lo renderanno più taciturno e solitario, i dischi di quel periodo si salvano solo con le sue canzoni o con la voce di Carl. Le altre sono un pugno allo stomaco, brutte e mediocri fino alla fine. Rivalutare o meglio riascoltare  gli ultimi album dei Beach Boys vuol dire rendere giustizia a quest'uomo che alla fine lascia tutto e tutti per creare questo capolavoro.

Il seguito dell'album doveva chiamarsi "Bamboo",  ma non ci sarà mai un seguito o meglio una seconda possibilità per questo artista. Pacific Ocean Blue fu totalmente ignorato, i Beach Boys erano immersi nella cultura dance inizio anni ottanta, Brian continuava a scappare dai suoi demoni e dal suo talento, Carl si riprese delle rivincite dalla critica con la sua magnifica voce, ma solo quando era già morto e sepolto anni dopo la scomparsa di Dennis. Quando Dennis morì i Beach Boys non erano nelle mani di Dio, ma di gente che pensava solo al business. L'America in quel tempo ha avuto anche lei i suoi Nick Drake, ma ancora adesso non si è accorta di nulla, basti pensare che fecero soltanto un centinaio scarso di copie in compact disc di questo album, solo un ricordo per parenti e amici intimi. Si parla poco di Dennis Wilson e delle sue canzoni, del suo primo album e del secondo album, solo in bootleg, io considero questo questo album come il Pink Moon della California. Tra il primo album e durante la lavorazione del secondo, l'artista era completamente solo, sommerso nella sua solitudine e dal suo amato oceano, nessun interesse da parte della critica, nessun articolo e nessuna vendita dei suoi dischi, proprio come Nick Drake. Nessuna donna ad incoraggiarlo, nessun parente ad aiutarlo contro l'alcool, quando sei un fallito nessuno ti conosce e tutti ti evitano. Se solo questo mondo riuscisse dopo tanti anni ha darti finalmente quella possibilità che  tanto cercavi, di far conoscere al pubblico questo disco senza tempo recuperandolo dalle ceneri degli anni settanta.

Carico i commenti... con calma