La svizzerata, in quel di Belgioioso, è un passaggio dall'età puberale a quella adulta; nello stereotipo ci si ferma a Chiasso a comperare l'erba per profumare i vestiti e si cerca di consumarla in qualche pascolo un po' anfrattato lontano dagli sguardi di tutti.
Poi belli allucinati si ritorna in fretta in autostrada e di corsa a casa perché bisogna essere indietro per le due perchè ci sono i Simpson.
Io la mia prima svizzerata l'ho fatta solo due giorni fa, assieme ad altri tre amici per vedere i Dredg a Zurich.
Ed è stata un po' atipica rispetto alla tradizione.

Arriviamo alle cinque del meriggio davanti all'Abart e chiediamo informazioni un po' precise e (un po' paraculi) di entrare a vedere il sound check.
Come ovvio che sia ci rimbalzano nemmeno troppo gentilmente.
Dopo un giro in città in cui mi innamoro decine di volte (un po' a turno, della città, delle ragazze e del take-away cinese) ritorniamo ed entriamo.
Il locale è minuscolo, grosso come il Csa di Pavia, conosciamo degli italiani e uno svizzero gigantesco e biondo con indosso una maglietta dei Dredg appena acquistata. Gruppo spalla di cui non ricordo il nome che cerca di mescolare un emo-core melodico con la voce copiata di Brian Molko.
Effettivamente dopo due canzoni risultano troppo sdolcinati e monotoni. Eppoi la brama di vedere i Dredg che si percepiva nell'aria era troppa.
I tecnici piazzano per terra una miriade di effetti e una workstation, una tastiera di fianco alla batteria e uno strano sottospecie di chitarra a 5 corde piatta su un amplificatore che Gavin suona con una pinza e un tubetto d'acciaio.
Iniziano ed è tutto proprio come me l'aspettavo, la musica ti avvolge e compenetra facendoti venire la pelle d'oca.
Il locale esplode e nemmeno loro che si aspettavano una accoglienza così calorosa ci danno dentro senza riserve contagiati dal nostro entusiasmo. Drew che è - per dirla alla Almost Famous - quello con l'alone mistico, intreccia le sue linee di basso assieme agli effetti della workstation, Dino quando non è occupato a strabiliarci per come pesta sulle pelli suona anche la tastiera e intanto tiene il ritmo con i piedi e il chitarrista, e che cazzo il chitarrista è di una bravura mostruosa.
I ragazzi ci danno l'anima e propongono canzoni di tutti gli album senza privilegiare l'ultimo.
Nonostante avessi la scaletta sotto gli occhi, dopo tre o quattro canzoni mi perdo completamente in quell'indefinito universo onirico che riescono a creare sotto i nostri occhi senza farcelo capire.

Purtroppo tutte le cose hanno una fine e anche questo viaggio in compagnia dei Dredg che chiudono (dopo un bis) andandosene uno alla volta staccando i pezzi della batteria di Dinoche continua a suonare la tastiera poi distrutta a calci da Drew (palesemente drogatissimo).
Mentre mi avvio verso l'uscita inizio a pensare che deve essere proprio bello poter girare per il mondo proponendo una musica così bella e coinvolgente.
Cazzo li invidio di brutto.

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