Voce e chitarra, “One”. Si apre così la seconda fatica di Ed Sheeran, giovane e talentuoso cantautore scozzese venuto alla ribalta nel 2011 dopo anni di sana gavetta con l’album +, da cui furono estratti numerosi singoli di successo, tra cui The A Team e Gimme Love. Visto il notevole successo riscosso dal suo primo album, Sheeran si è potuto permettere di fare le cose in grande e dopo quasi tre anni dal precedente lavoro d’esordio sforna un lavoro prodotto nientedimeno che dalla gallina dalle uova d’oro Pharrell Williams, Rick Rubin, Johnny McDaid degli Snow Patrol e Benny Blanco, produttore tra gli altri di Katy Perry, Maroon 5, Bruno Mars e One Republic. Insomma gente di un certo livello. Ma veniamo alla musica. X è un disco maggiormente variegato rispetto a +; qui lo scozzese sembra aver messo più a fuoco il suo stile, infatti sebbene l’ossatura dei brani restino voce e chitarra (difatti la riproposizione live dei brani è in solitaria, chitarra e voce), gli arrangiamenti sono maggiormente curati rispetto al disco precedente, ci sono più pianoforti, archi, synth, chitarre elettriche e sezioni ritmiche. Talora Sheeran si lascia andare in alcuni assoli di chitarra, certo brevi ed essenziali, ma ben congeniati e di sicuro impatto emotivo. Dal punto di vista musicale il giovane talento scozzese è in grado di fondere e spaziare tra molti generi diversi, dal Folk della meravigliosa “I See Fire”, colonna sonora de Lo Hobbit- La Desolazione di Smaug, al Soul-Blues di “Thinking Out Loud”, passando per il Rap di “Nina” e “The Man”. Pharrell contribuisce a spruzzare un po’ di Funk qui e lì mescolandolo con il pop di Sheeran e realizzando due brani (“Sing” e “Runaway”, invero alquanto simili) davvero gradevoli e di grande potenziale commerciale. Non a caso il primo singolo è proprio la hit “Sing”. Non mancano pop ballad dal sound più standard e le canzoni di approccio più cantautoriale in cui chitarra e voce la fanno da padroni assolute. I testi delle canzoni sono ben scritti, né troppo banali, né troppo complessi ed impegnati. Si parla di amore, scappatelle, delusioni sentimentali, di droga. Insomma nulla di particolarmente aulico ma il tutto suona sincero, come se ogni parola scritta da Ed fosse frutto di un’esperienza di vita vissuta. Ed in alcuni casi questo è anche vero.

Tra le canzoni più interessanti figurano I See Fire, perla non presente nella versione standard del disco, Don’t, Photograph, Afire Love ed I’m A Mess. Proprio quest’ultimo è forse il brano più riuscito in assoluto: chitarra e voce la fanno da padrone e, nonostante un arrangiamento abbastanza scarno ed essenziale, la potenza vocale e le capacità di emozionare dello scozzese vengono tutte fuori.

Sheeran è un talento di razza che è riuscito ad innovarsi pur mantenendo invariati i propri punti di forza, senza adagiarsi sugli allori del (prematuro) successo del primo lavoro. La sua capacità di scivolare agilmente tra diversi generi musicali è emersa ancor più chiaramente in questo album e la capacità di non banalizzarsi pur rimanendo sostanzialmente un artista commerciale lo rende certamente un paio di gradini sopra la media. A questo punto non resta che attendere il terzo disco.


Voto in decimi: 8
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