Voto:
Assolutamente. Infatti mi dispiace davvero che una gemma del calibro di "Ice" debba ritrovarsi isolata (e penalizzata) in un album che, con canzoni come "Your Love Is Stranger than Mine", "Neon Magic" e "Remote Romance", non riesce neanche alla lontana a rappresentarla degnamente.
Voto:
Guarda Hetzer, anche io sono un grande amante di "Breathless" e posso assicurarti che in tale album, come nel precedente "Rain Dances", Richard non si limita ad un canto dal timbro caratteristico e dall'aura malinconica, ma dirige, grazie al ritmo jazzato scandito dal basso, il suono di tutta la band verso uno stile a lui familiare che, come giustamente detto da Rajaz, non sfigurerebbe come seguito ideale di "Waterloo Lily". Mel Collins ha un impatto strumentale apparentemente maggiore, ma dubito che, senza la presenza di Richard, i suoi fiati avrebbero acquistato gli stilemi canterburyani che tanto risaltano in pezzi come "One of These Days I'll Get an Early Night" e "The Sleeper" o nella spettacolare riproposizione live di "Never Let Go" (da "A Live Record"). Per quanto riguarda le rotture sono dell'opinione che tra "Moonmadness" e "Rain Dances" ci corra un abisso stilistico, ma assolutamente non qualitativo, mentre tra "Breathless" e "I Can See your House from Here" si avverte, oltre ad un brusco cambiamento di rotta, anche un certo calo di valore creativo.
Voto:
Comunque sia, precetti del Canterbury a parte, da questa tua prima recensione trapela una vera e propria devozione per il lavoro di Andrew e della sua storica band e, oltre a ciò, mi piace molto il fatto che tu abbia scelto un disco non ancora recensito piuttosto che decantare la tua passione generando una sequela di doppioni (come succede di continuo). Bravo e benvenuto a bordo! :D
Voto:
Ma vedi, il "Canterbury Sound" è molto più 'sostanza' che 'forma' di per sé. Nel caso dei Camel (77-78) la forma è un morbido jazz-rock, mentre la sostanza e l'atmosfera che genera è appunto "made in Kent" (e l'influenza di Richard qua è talmente colossale che lo stesso Andrew è più che mai ridimensionato), lontana anni luce dal sognante rock sinfonico degli esordi di Peter, Andy & company. Per questa peculiarità di suono e di tecnica mi sento di poter affermare che le cover di pezzi del genere, il 90% delle volte, avranno dei risultati molto modesti. Poi sarà che il mio rapporto con il "Canterbury Sound" sfiora la natura mistica :p
Voto:
Un tributo di questo genere deve riuscire a cavalcare un'intera carriera, quindi sarebbe stato azzardato introdurre tutti (o quasi) i brani di "Moonmadness", per quanto storici, e lasciare fuori "Breathless" (che, personalmente, preferisco, ma questa è un'altra storia). Detto questo c'è da specificare che riprodurre degnamente il suono "Canterbury" (biennio ‘77/’78) non è semplice, perciò forse è meglio che i pezzi di quel genere siano stati (almeno in parte) risparmiati da una povera interpretazione (vedasi il triste rifacimento in "slow motion" di "The Sleeper"). Non sono un grande fan dei tributi e non credo di essere in grado di valutarli obiettivamente, perciò lascio i voti a casa. Interessante comunque l'idea di dare spazio a questo doppio album :)
Trace Trace
28 giu 09
Voto:
Bel Lavoro! Massimo rispetto per lo scomparso Rick Van Der Linden, però non riesco ad innalzare i lavori di questi Trace oltre un livello mediamente "buono". Personalmente il suono ridondante della tastiera tende a stuccarmi dopo qualche traccia. Interessante riscoperta comunque :)
Voto:
Prego Dsalva, figurati... Antonio ti faccio i miei migliori auguri in caso tu decida di provare a rapire il cuore della dolce Kim ;)
Voto:
Grazie Dsalva :) Se sei rimasto perplesso dall'ultimo intervento di Green, sappi che stava rispondendo a me e a Jargon sulla questione delle copertine realizzate da Kim Poor... Alla prossima!
Voto:
Grazie Defender ed un grazie particolare ad Antonio, dal quale sono onorato di aver ricevuto una tale dimostrazione di stima. Scrivere, cercando di rendere giustizia ad opere che mi hanno così profondamente segnato ed indicandole di conseguenza agli altri, è veramente il minimo che posso fare per esprimere la mia gratitudine nei confronti di coloro che le hanno realizzate, i quali avranno per sempre la mia più sincera ammirazione.
Voto:
Grazie Stricnina. Io personalmente quando mi avvicino ad un artista, mi trovo bene a seguire le uscite in ordine cronologico, però, se non ti piacciono i Genesis, dubito che ti possano catturare le atmosfere fiabesche e profondamente progressive dell'esordio "Voyage of the Acolyte" (1975), perciò, similmente a come suggerito da Giustiziere (perché ti scusi? è un buon consiglio il tuo), che indica il terzo disco "Spectral Mornings" (1979), io ti consiglierei di partire dal secondo "Please Don't Touch" (1978) e, se incontra i tuoi gusti, continuerei perlomeno fino al quarto "Defector" (1980). Consigliare i lavori di Steve, comunque, è piuttosto difficile, perché, con la sua discografia tocca talmente tanti generi diversi (Progressive, Blues, Rock, Classica...) che i dischi consigliabili variano da persona a persona.
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