Voto:
azz, 186 euri?!? Ma deve essere una stampa particolare. Per la verità è tanto che non approfondisco, ma lo ricordo come un disco piuttosto comune.
Anzi, ora che mi hai messo la pulce nell'orecchio ho guardato su discogs.com: quest'opera vanta 96 stampe dal 71 a oggi (una persino in DDR nell''86, evidentemente con il benestare della STASI), tra cui tre stampe italiane in vinile e tre italiane in cd (tra cui la classica "Armando Curcio" da edicola).
Boh, sarà una copia autografata da Beppe Grillo.
Grazie per l'apprezzamento. Vista la lunghezza e la non particolare originalità della scelta temevo che non mi leggesse proprio nessuno. Uno solo, ma buono!
14,50? Direi che sono soldi molto ben spesi.
Vendetti l'anima nel 1991 e mi vennero dati almeno 30 anni di garanzia, ma è stata una fregatura. Pende causa civile contro Lucifero in persona. Rivoglio l'anima indietro, gli interessi e i danni morali. Sono cazzi suoi adesso!
Voto:
ecco, me lo sentivo
Voto:
anch'io apprezzo questa tua scelta di scrivere su un musicista che è un pezzo di storia della musica americana. La recensione non è malaccio, ma soffre alcuni difetti.
Anzitutto Brian Jones, dal luogo in cui si trova, non può darci ragguagli tecnici di nessun tipo, né adesso né in futuro.
Poi c'è la punteggiatura totalmente da rivedere.
Infine, trovo l'affermazione finale sull'azzardo dei testi "per l'epoca in cui furono scritti (tra droga, drogati e tubercolotici)" poco chiara. Capisco cosa intendi dire, ma la trovo comunque un pò oscura; poiché potrebbe essere una questione centrale per quest'opera, forse meriterebbe un commento meno generico e più comprensibile.
Il pregio di queste tue poche righe è l'evidente passione per ciò di cui parli, cosa che è un punto non trascurabile a vantaggio.
Insomma, poche righe migliorabili ma appassionate su un disco per me interessante.
Voto:
dunque, il tuo scritto mi ha incuriosito e il sample affascinato, così mi sono messo alla ricerca in rete di dati su questi artisti. Volevo capire che roba è.
La portavoce del gruppo finlandese, tale Lauri Ainala racconta cose stranissime. Amano riutilizzare registrazioni sonore prese in giro con mezzi possibilmente low-fy (tipo registrare i fedeli che cantano inni religiosi in una chiesa con una fotocamera digitale compatta, e più sono stonati e scoordinati meglio è), ma anche vecchie registrazioni di cassette smagnetizzate e musiche di vecchi videogiochi vintage tipo Nintendo o Sega. Poi citano altri artisti da cui hanno tratto stimoli e, tra cinque nomi quasi impronunciabili, ci trovo pure i Beatles. Hanno occupato vecchi edifici abbandonati e fatto fotografie che proiettano al lume di candela nei loro spettacoli. Poi una certa religiosità dal profumo vagamente orientale.
Insomma, un insieme di tendenze tutte singolarmente non nuove e già sentite, ambient, psichedelia, folk. La miscela di queste "fascinazioni", compiuta senza un preciso progetto ma sulla base della sensibilita di ciascuno dei musicisti, da origine a qualcosa di veramente strano e originale.
Devo dire che il giornalista che ha intervistato la Ainala racconta di un sottobosco di artisti finnici con progetti simili, parte di una "scena neo-folk nordica".
Nel complesso tutto ha un sapore neo-hippie (abbastanza di lusso, variante "elegant").
Insomma, fricchettoni finlandesi che si divertono. Tra due anni saranno tutti impiegati in banca.
Voto:
sono uno di quelli che considera gli U2 una band significativa sino al 1985, con un momento di eccellenza all'epoca del Red Rocks Live (1983). Dopo Rattle And Hum sono usciti dai miei interessi musicali. Il mio non è un parere originale perché molti della mia età (classe 1965) la pensano allo stesso modo.
Ad ogni modo hai scritto un pezzo interessante. Un saluto.
Voto:
deliziosa recensione a un disco che, quando venne pubblicato, fu per me una folgorazione.
Lo ascoltavo continuamente, dieci volte al giorno. Quella voce pigra e sistemata su un binario di stile che non consentiva mai un guizzo strano, mai una "sporcatura", sempre "lazy" anche quando i ritmi quasi "bossa" erano più ballabili. Me ne innamorai.
Quando poi uscì "Cafè Bleu" non ti dico. Questo pop elegante e superficiale, ma con zampate veramente emozionanti (vedi la citata "Paris Match" nelle due versioni, una più conturbante dell'altra) mi sembrò una rivelazione. Fu per me la colonna sonora di quel lontano 1984.
Non era una rivelazione. Durò lo spazio di qualche mese, forse un anno. Il disco successivo degli Everything mi piacque ancora (ma già di meno di Eden), ma quelli successivi...
Degli Style Council dopo Cafè Bleu non parliamone nemmeno. Sottopentole.
Una fiammata del pop inglese. Una bellissima fiammata.
Comunque Eden mi emoziona ancora oggi. Un vero gioiello.
Inoltre ebbi anch'io una Contessina legata ad ascolti notturni di quel disco. Forse era una Duchessina, in ogni caso un buco nell'acqua memorabile. Oggi è sposata con un pezzo grosso del Movimento 5 Stelle torinese e ha una figlia identica a lei.
Ti darei 6 stelle se potessi, come ne darei 6 a Eden, ricordo di un anno lontano.
Scrivine altre così e finirò per de-amarti.
Qua da noi si dice "mandane abbomba". Mandane abbomba
Voto:
per me non era la fiat 131 di papà, ma la vietatissima camera del fratello maggiore di un mio amichetto, nella quale certi pommeriggi ci intrufolavamo a curiosare. Era il 1975 o giù di lì, e puntualissimo c'era un disco che mi affascinava, sulla copertina la foto di un tale seduto, alle sue spalle uno specchio con la stessa immagine all'infinito, e dietro ancora un prato con altre persone, i suoi compagni di band. La foto posteriore dell'album era una esposizione ordinatissima di tutti i loro strumenti, dai più grandi al più piccolo bullone. Dieci anni più tardi amerò moltissimo quel disco dei Pink Floyd.
Sono contento di vedere che le generazioni si avvicendano, cambia il mondo, cambia tutto, tranne che certe emozioni, certe inquietudini e certi sollievi dati dalla musica, che invece si ripetono tali e quali.
Per questo amo il tuo scritto, l'onestà e la spontaneità che trapela da quelle righe.
Uscendo fuori da questa "modalità" dei sentimenti in cui anche la musica "brutta" ha i suoi sacrosanti perché, mi accorgo che una cosa è restata immutata nonostante tutti questi cambiamenti generazionali: i Pink Floyd.
Devo confessarti che la cosa non mi piace e, per questo, i Pink Floyd successivi al 1980 li trovo noiosi e maliziosamente ripetitivi, tanto quanto sono stati grandiosi e sinceri quelli anteriori a quell'anno fatidico.
Do quindi 5 al tuo editoriale/recensione perchè se lo merita in pieno, e due all'opera dei Pink Floyd successivi a "The Wall".
Voto:
non metti l'anno di incisione e di pubblicazione del disco (tranne che per un pezzo), con la conseguenza che è impossibile farsi un'idea e calibrare i tuoi riferimenti a Pink Floyd o Kraftwerk.
Inoltre, la recensione sembra di un disco dei Nuova Idea, mentre è del batterista Paolo Siani, che si è avvalso, per l'occasione, della collaborazione del gruppo Nuova Idea di cui ha fatto parte. La circostanza, tutt'altro che secondaria visto che è il terzo lavoro di questo musicista, non è espressa con chiarezza. E una parola sulle sue opere precedenti? In compenso citi i lavori precedenti dei Nuova Idea. Questa recensione confonde le idee invece che chiarirle.
Voto:
Il Prof. Bathazar e la sua macchina!!!!!!!!
Sono cresciuto sognando la macchina del Prof. Balthazar, che dopo tutto un girare di meccanismi e rotelle rilasciava una goccia di un liquido, un'unica goccia che esplodeva in una pioggia di colori psichedelici che metteva tutte le cose al loro posto. Solo questa citazione è già sufficiente alle cinque stelle. Naturalmente il resto è all'altezza, ma...il Prof. Bathalzar...è tutta la vita che lo cerco.
Pare che viva in Ungheria, e la sua macchina è in garage, ad arrugginire sotto un telo. Se solo potessimo rimetterla in funzione...
Voto:
una signora recensione.
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