Voto:
P.S.
LendryWhite, lascia in pace i cinquantenni che fanno i ventenni. Ogn'uno ci abbiamo le nostre debolezze.
D'altra parte i ventenni che commentano intere carriere artistiche come fossero cinquantenni non è uno spettacolo migliore.
Voto:
Ricordo che comprai questo cd su consiglio di una rivista che, all'epoca, leggevo con passione (era L'Ultimo Buscadero). Lo trovai un disco ben fatto, non c'è che dire, ben cantato, ben suonato, ben tutto, ma dopo qualche giorno il cd venne riposto tra altri cento e lì rimase intatto per anni.
Non saprei dire il motivo per cui non mi viene per niente da riascoltarlo. Forse il fatto che è un disco triste, privo del minimo guizzo di ironia, impeccabile ma terribilmente triste e serio.
Ma questa è una questione personale che forse poco o nulla interesserà chi legge. Una cosa invece posso dire con decisione. Non concordo con il recensore sull'importanza storica di quest'opera. Questo disco secondo me non ha cambiato un bel niente. E' il brillante esordio di un bravo artista morto prematuramente. Non sappiamo come sarebbe proseguita la sua carriera. Un brillante esordio come tantissimi. Ottima stoffa, grande professionismo, buona ispirazione ma...finita lì. Poca originalità. Nessuna allegria.
Quanto ai giudizi su Dylan...il recensore mi sembra come quello che contestava le capacità tecniche in disegno figurativo di Picasso. Perfavore!
Recensione così così insomma, di un disco che personalmente non amo. Dal tenore delle sue repliche, però, intravedo una stoffa. Confido che LendryWhite potrà scrivere cose più interessanti in futuro.
Voto:
recetemente mi è capitato per caso di leggere uno splendido romanzo sul tema: "Il piccolo grande uomo" di Thomas Berger (1964). Splendido romanzo, 500 pagine che leggi tutto d'un fiato. Il protagonista è un bianco rapito dagli indiani da piccolo e cresciuto con loro. Due anime rese nemiche dalla Storia in un solo cuore. Se vi capita tra le mani ricordatevi di questo consiglio.
So che ne è stato tratto un film con Dustin Hoffman e Faye Dunaway.
Voto:
Ah ...che bei ricordi legati a questo disco luminosissimo.
Tra l'altro, ricordo la contentezza di trovare nella confezione del vinile comprato all'epoca un ep, tra l'altro, splendido quasi più del disco (a De...Marga... la cosa non è sfuggita).
Sono piccole gioie che chi è nato con i cd e cresciuto navigando negli mp3 (o flac o ape quando dice bene) non può capire.
Per carità, lunga vita al digitale, non discuto.
Ma il vinile era il vinile! E questo disco (molto ben recensito) me lo ricorda.
Voto:
gaston, una recensione come questa può andare bene per l'ultimo disco di Anna Tatangelo.
Per uno dei capolavori della musica pop di tutti i tempi mi aspetto qualcosa di più. Andrà meglio per la prossima. Mi raccomando.
Voto:
recensione davvero ben fatta. Grandissimo film. Anche il secondo.
Trovo invece il terzo un film che sarebbe stato meglio non fare, non almeno in quel modo. La scena dell'omicidio del politico con la stanghetta degli occhiali è di un livello infimo. Il riferimento ad Andreotti (il potere logora...) è di una goffaggine intollerabile. Un film che senza il virtuosismo di Pacino finirebbe tranquillamente in "serie b". I primi due sono dei capolavori assoluti, affiancabili ai grandi film di Sergio Leone.
Complimenti joe strummer!
Voto:
Eccellente recensione.
Quando andavo alle medie, fine anni '70, la maestra ci faceva ascoltare "alla fiera dell'est", e tutti ascoltavamo rapiti. E' così che presi a seguire questo stranissimo cantautore, completamente estraneo dalla realtà contingente italiana, quel "reale" che tutti i cantautori, in un modo o in un altro, interpretavano e restituivano, chi più politicamente schierato (es. Finardi), chi più accostato alla poesia (es. De Andrè o De Gregori).
Ciò che colpiva me e tutti gli amici che lo apprezzavano (molti per la verità) era la sua caparbietà nel seguire rigorosamente il percorso artistico che si era scelto fin dall'inizio. Mai una variazione, mai una novità. Sempre dischi splendidamente realizzati, con una tecnica e una raffinatezza di arrangiamenti assolutamente unica nel mondo dei cantautori italiani. Per ritrovare questi livelli di cura formale dovevi cercare fuori dall'italia, forse nel progressive inglese. Molte bellissime canzoni, piene di melodia.
E tutto ciò in un'Italia di sconquassi e bombe, in pieni anni di piombo.
Ricordo il primo live, triplo, citato opportunamente da Zimmy. Un'opera di un livello tecnico stratosferico. La summa della sua opera.
Branduardi, prodotto e organizzato da quel geniaccio di David Zard, riempiva gli stadi! Vedere Branduardi nel 1979 era un pò come vedere i Genesis di Peter Gabriel epoca 1973. Il pubblico era lo stesso e aveva lo stesso entusiasmo.
Poi improvvisamente, per motivi che sarebbe interessantissimo approfondire se qualcuno ne ha voglia, passò di moda. Ricordo bene il suo primo tonfo discografico. Era il 1981. L'album "Branduardi", (quello dell'"Amico") non funzionò e fu l'inizio della fine. Tutto fu molto repentino. Dal 1982 in poi, Branduardi non interessava più nessuno o quasi.
I suoi dischi in vinile sono sempre stati ricercatissimi da negozi e collezionisti.
Credo che non sia "morto" artisticamente, e la felice recensione di Bromike lo dimostra. Cambiò semmai la proporzione del suo fenomeno: da musicista che riempie gli stadi ad artista molto di nicchia che canta in teatri davanti a poche centinaia di persone.
Sono dell'idea che un approfondimento del fenomeno "Branduardi" consenta di capire molte molte cose sulla storia della musica pop italiana.
Voto:
recensione piacevole e ben fatta di un disco insignificante.
Voto:
recensione ben fatta. Occhio al coordinatore. Il mio è una brutta bestia.
Voto:
Tra sperimentazione, jazz e prog. Francamente poco competitiva in confronto all'ondata di agguerritissimi artisti progressive impegnati in Italia proprio in quegli anni.
Un progetto artistico esile, tutto da sviluppare, se non fosse che quest'artista se ne è andata nel 1986, a causa di un cancro al seno, a soli 42 anni.
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