Sento la necessità di dover aprire questo pezzo con una premessa utile a chiarire una volta per tutte alcuni punti riguardo la mia posizione: non sono un recensore musicale.
Addirittura non ho direttamente a che fare con la musica da anni. Molto più semplicemente, sono il tipo di polemista seriale che trova nella scrittura la sua migliore occasione per formulare pensieri di senso compiuto, del tipo che utilizza i versi delle canzoni come intercalare.
Penso in musica, scrivo per limitare la pessima abitudine di rimanere solo con i miei pensieri ed il confluire degli stessi attraverso sonore bestemmie che squarciano il silenzio dei pomeriggi feriali.
Perché si, sono un anonimo operaio e questo è qualcosa di particolarmente rilevante per questo editoriale.
Quando gli Spanish Love Songs uscirono con "Schmaltz", il secondo capitolo della loro fin quí giovane carriera (nonché l'album che mi iniziò al loro ascolto), avvertii in maniera pressoché netta la sensazione che quel disco fosse esattamente ciò di cui avevo bisogno.
C'è stato fin da subito qualcosa nel suo lirismo, un livello di onestà che sentivo mancare da altre band che avevo consumato di ascolti fino al giorno prima.
Fra i diversi elementi che personalmente mi parvero rilevanti del disco, quello che ha catturato in misura maggiore la mia attenzione è stato anche quello presentato nella maniera più inaspettatamente sincera: uno sguardo (veramente) onesto ad apatia e depressione.
Non si trattò assolutamente del solito disco su come le cose sarebbero andate meglio, ma su come non sarebbero mai andate.
Il che si rivelò utile, in un certo senso, ad affrontare un periodo non propriamente esaltante, togliendo la pressione e sostituendo la speranza con l'accettazione. Per citare un verso di "Haloa To No One:
“Potresti cambiare taglio di capelli, ma sembrerai sempre imbarazzante. Il tuo mal di schiena potrebbe anche alleviarsi, ma non ti riposerai mai. Potresti andare avanti, ma non ti sentirai mai importante. Potresti stare bene, ma non sarai mai il migliore. Quindi quando ti svegli e sai che non starai mai meglio: nasconditi sotto le lenzuola, la tua stanza sarà sempre un disastro. "
Con l'avvicinarsi della pubblicazione di " Brave Faces Everyone ", quindi, i miei colleghi di fanbase ed io eravamo entusiasti per il nuovo sforzo della nostra nuova band preferita. Detto questo, tutti mettemmo le mani avanti (ma dai?), come a scongiurare il fatto che probabilmente il successore di "Schmaltz" non avrebbe avuto la stoffa per raccoglierne il testimone.
Ed invece, gli Spanish Love Songs fecero qualcosa che non mi aspettavo, nel momento nel quale meno me lo sarei aspettato, di nuovo: mi sorpresero.
E, nel farlo, mi trovarono senza parole.
Consapevolmente o meno, sembró fin dal primo ascolto che " Brave Faces Everyone " riprendesse un discorso mai veramente concluso con " Schmaltz ", ma invece di infierire ulteriormente verso l'interno, il loro sguardo questa volta fosse rivolto verso l'esterno.
Attraverso gli stessi canoni di scrittura fatalistici di questa nuova corrente di "punk emozionato", gli Spanish Love Songs agitano il loro contenuto lirico per ottenere una nuova miscela e discutere sulle prime di capitalismo di classe e poi, una volta scaldato il motore, di gentrificazione, sparatorie scolastiche, abuso di droghe, traumi generazionali, abuso di potere da parte della polizia (ben lontani dai fatti di Minneapolis) ed altro ancora.
Tutto questo senza sacrificare il marchio di fabbrica, la straziante semplicità del loro modo di raccontare storie, realizzando quello che è un album punk-rock nell'accezione più squisitamente contemporanea del genere, profondamente personale e straordinariamente politico:
“Quindi, sto lasciando la città. Forse il paese. Forse la terra. Troverò un posto tutto mio, dove i coglioni non sono poliziotti che pattugliano i quartieri di cui hanno paura. E il resto di noi non si esaurirà spostando la gente del posto dai quartieri di cui abbiamo paura. Ora, se non venissimo salvati ogni volta dai nostri genitori saremmo morti. Cosa succederà quando saranno morti? "
-" Losers 2 "
In questo disco la band riesce a catturare le ansie e i fattori di stress del nostro momento attuale, senza prendere eccessive distanze dai propri privilegi. Di più, riescono a farlo senza sporcarsi di appropriazioni culturali dei simboli delle comunità oppresse a cui non appartengono:
"Hai detto 'l'ansia è il tema comune delle nostre vite di questi tempi'. Non posso nemmeno bere il mio caffè senza sfruttare qualcuno o rendere miliardario un altro milionario. Cosa ci vorrebbe per essere felici? Probabilmente inizierei con i loro soldi.
-"Optimism (As A Radical Life Choice)"
E tutto questo, la densità emotiva di temi mai così sentiti come oggi, esplodeva con la pubblicazione di "Brave Faces Everyone" in data 20 febbraio 2020, appena prima che la scia di eventi che tutti noi conosciamo si avventasse improvvisamente sulla nostra quotidianità, riducendoci come niente prima di allora a mucchi d'ossa e nervi scoperti.
Nel complesso, a distanza di 5 mesi da allora, mi scopro improvvisamente a non essere soddisfatto neanche un po' dalla risposta della maggior parte del movimento alternative/punk al momento che stiamo vivendo; senza fare nomi, è scioccante per me che non ci sia stata una sorta di rinascita del punk-rock.
Perché se da una parte continuo ad ammirare molte delle band di questa non-scena contemporanea con la loro apatia, con quell'atteggiamento "io ed i miei amici sul furgone e nient'altro", il fatto che in tempi di lockdown (tanto per fare un esempio) si siano preoccupati maggiormente di vendere ticket per show privati in streaming piuttosto che scendere in strada, per me è allarmante.
Sembra consapevolmente apolitico, in un momento che dovrebbe essere tutt'altro.
Ancora più interessante, almeno per quanto mi riguarda, il fatto che molte di queste band si allineino effettivamente al femminismo, o Black Lives Matter, o a qualche ideologia generalmente progressista, il che è grandioso, eppure faccio fatica ad ignorare il pruriginoso rimirarsi da parte di alcune delle suddette band nel riflesso di certi stilemi ed inevitabilmente finisco col chiedermi: è un fallimento della cultura e del genere di cui mi sono innamorato? Questa realtà vissuta al ritmo di meme non consente un esame più approfondito? Può esserci altro che esuli dal discorso "sbattimenti e deprenoia"?
Sono contento che così tante band di estrazione rock stiano prendendo posizioni nette allineandosi ad una forma di pensiero progressista, ma se all'atto pratico non si traduce nel materiale musicale, cosa stiamo davvero realizzando?
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