Non scordate questi nomi: Yasuhiro Yoshigaki, Otomo Yoshihide, Ryoichi Saito, Hiroaki Mizutani, perchè essi hanno contribuito, in silenzio e discosti, alla definizione di un canone nella japanese modern music, ora innovando ora tritando letteralmente il passato e la tradizione. Lo potremo chiamare swing jazz psichedelico, ma saremo molto distanti dal punto.

Le chitarre rombanti di Yoshihide e Saito saccheggiano, digeriscono e sputano al vento i momenti più alti della storia musicale giapponese, ora calandosi in raffinate scansioni post bop, dove l'interplay si fa semplicemente feroce, ora lasciandosi trasportare dal magma acido condito di wah, come da ricetta del maestro assoluto dell'effetto Kimio Mizutani.

Disco di cover, da Mingus ("Better Git Hit in Your Soul", elettrificata e minacciosa) a Bacharach (il capolavoro "I Say a Little Prayer", trasformata in un giano bifronte: prima dolcissima ballad in odore di zen, poi flusso di coscienza tossicchiante e metafisico sull'onda del rumore diretto all'esplosione finale) fino al duo Lennon/McCartney, ridicolizzato nei cinque minuti scarsi di Good Night.

Cover che servono a distrarre l'ascoltatore mettondolo davanti al passato, qui raffigurato con i tratti di una musica colta che i musicisti devono sfottere, buttandoci dentro la classe di chi sa come risolverti la serata pur suonando le solite tunes. E questo a casa mia è talento, distillato di genialità e bestiale creatività. Ironico e dissacrante (post bop - psycho swing?) ha in sè le impornte della storia. punto. Conservatori di tutto il mondo, ascoltate questi dischi come boccate di aria fresca, venite ad assaggiare la droga inebriante della libertà assoluta. Fuochi d'artificio esplodono in milioni di pezzi colorati su Toshimaen, mentre Otomo e i suoi amici fanno fischiare le chitarre come fucili che sparano stelle filanti.

Capolavoro, da affiancare a tutti i dischi prodotti dal quartetto. Da affiancare alla trimurti Yamashita - Mizutani - Moryama. 

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