Stamattina mi sono svegliato con la bile rigirata male ma invece che scaricare un po’ di sacrosanta merda su qualche album di quelli non-troppo-ok che di solito piacciono alla gente che va ai concerti dei Pixies, ho deciso di provare a sentire un disco di De Andre dall’inizio alla fine. Per provarci fino a fondo, visto che non mi piacciono le missioni facili, ho optato per quel disco che di solito screzia il cazzo anche ai fan più puristi, probabilmente perché sarebbe il preferito di Salvini.

Però “Rimini” è un album che merita, a parte “Avventura a Durango” che vorrebbe rileggere quella vecchia canzone di Bob Dylan ma a me fa venire in mente solo la casa del grande fratello. Per il resto De Andre ci prova, e ce la fa, anticipando di ben novantasei anni l’arrivo di Sfera e della trap (“Zirichlitaggia", ma anche “Rimini”, la canzone, e il suo immaginario vacuamente colorato). Mentre mi immagino Faber mentre si sippa un po’ di sciroppo, non riesco a trattenere la commozione quando parte la canzone “Andrea”: “Andrea aveva un amore riccioli neri”. Molto carina.

Forse “Rimini” non ha la cassa dritta, ma a casso dritto sfida tutte le convenzioni dell’epoca, soprattutto con “Coda Di Lupo”, canzone dedicata a Yoko Ono. "Parlando del naufragio della London Valour” ha la sola sfiga di avere un nome così lungo da farmi dimenticare ciò che di buona stavo per dire su di lei, e infatti me ne sono scordato ma tanto era uguale alla lite Pappalardo-Zequila. “Sally” e “Vola La Carta” sorprendono per acume poetico, mentre “Folaghe”, boh, c’è anche chi mangia la colla quindi ok. Detto questo, è chiaro che “Rimini” non sia un album perfetto, ma non me la sento di dire che non mi è piaciuto, quindi secondo me è abbastanza bello.


EDIT (05/05/2019): ovviamente il disco non l'ho ascoltato, quindi probabilmente fa schifo, ma voi di una recensione leggete solo il voto.

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