Meno famoso di Aphex Twin, meno conosciuto di Tom Jenkinson (do you know Squarepusher?), ma decisamente il più nero del trio.

Nero e manco a dirlo di Los Angeles, "produttore di musica hip hop con influenze elettroniche", si autodefinisce così Flying Lotus al secolo Steven Ellison, componente della famiglia Coltrane (nipote di Alice), nonchè ultimo vanto di casa Warp. Zia e zio "anime" del jazz e sempre in giro per il mondo, lui sin da adolescente sempre in giro col mixer. Cresciuto a pane e gangsta-rap (e ci mancherebbe altro in zona West Coast), il nostro pian piano inizia a collezionare vinili, li "taglia", ne sporca e sovrappone i suoni, ci aggiunge ritmi afro-futuristici. Potrebbe già essere questa una panoramica veritiera del ciddì in questione, ma manca ancora il protagonista assoluto, quello che se hai l'impianto stereo della buonanima di tuo nonno non potrai mai incontrare e mai goderne appieno: il beat. Più precisamente il beat abbinato ad una estensione di bassi quasi chirurgica, quella che se hai "l'impianto stereo della Madonna" dovrebbe pulsarti e aprirti giusto al centro del petto, senza compromessi.

Dovrei parlarvi delle canzoni. Dovrei, ma la vedo dura. Provate voi a fare una recensione di un disco così. Cosa vi racconto? Di quell'assolo di chitarra dal sapore hendrixiano a X minuti? Di una magica interpretazione vocale al quindicesimo del secondo tempo? No. Non saprei. Allora taglio, stratifico e sintetizzo anche io: "44 minuti di future-black-music da ascoltare tutto d'un fiato, preferibilmente stando molto vicini al signor Subwoofer". Se Fratello Groove s'impossesserà di voi, desistete e lasciatevi pigliare dall'interno. A quel punto vi troverete nel bel mezzo del vortice, ma vi sentirete in pace con voi stessi. Se l'esperienza non vi appagherà ci sarà poco da fare. Semmai un giorno incontrerete uno che vi parlerà di chillout, di lunghe atmosfere lounge, di dubstep o di ambient minimale, lo guarderete nello stesso modo in cui state guardando la copertina di quest'album:continuerete a non capirci una sega.

Los Angeles come non l'avete mai vista prima, niente stradoni assolati e file di palme che fiancheggiano il mare, "Hollywood" scritto sulle colline è solo un miraggio. Il trionfo dell'anti-tradizione, musica postuma che arriva direttamente da chissà quale futuro, ad occhio e croce una delle migliori produzioni della casa discografica britannica, sicuramente la migliore del 2008. Non vi resta che salire anche voi sul lotovolante, io ci sono già da un bel pezzo...

Voto: 4,5

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