Mi immaginavo, l'io adolescente passare le notti d'estate su quel anfiteatro senza fine che è la Pedemontana Veneta, saltare la recinzione in un punto buio, bersi due birre e fumarsi due canne in una lieve notte d'estate osservando le scie delle stelle comete e delle macchine in corsa, confonderle e saldarle in un finto ricordo; non fosse altro che tutto è finto.

A ripensarle le mie notti d'estate, oltre a certi fatti epici, (qualcuno sa perché) sono una costante ricerca della perfezione della pigrizia: puntate all'osteria, grigliate a casa d'Enrico, lunghe notti afose tra lenzuola umidicce. L'età che non torna più, quella libertà dai vincoli più o meno sociali che non proverai più, in un futuro che rotola velocissimo.

Così, Mediterraneo è quella stasi, quasi onirica, del sogno di una perfetta estate. Lontano dalla realtà, lontano dai problemi del mondo. Un viaggio lontano dalla brutta copia di noi stessi.

Storpiando una frase del film: alla fine arriva quel momento in cui sai che sta per finire tutto, sai che l'estate sta finendo, ma vi dico che senza quel momento, i ricordi, non possono stamparsi nella mente.

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