La storia di questo album inizia proprio con la title - track che Peter Gabriel scrive durante la tournèe americana della band alla fine del 1973: "Sono impressionato di New York all'alba, gente insonnolita che esce in strada dopo aver trascorso la notte al cinema. I negozi cominciano ad aprire, i primi taxi che corrono e il nostro eroe, Rael, che sgattaiola fuori dal sottopassaggio della metropolitana. C'è un agnello sul marciapiede di Broadway e molta gente si chiede chi è o cos'è questo agnello, ma è soltanto un agnello, della famiglia delle pecore. Mi è piaciuto vederlo lì, sul marciapiede, tra il vapore degli impianti di riscaldamento che escono da sotto...''.

Il soggetto poetico - musicale di The Lamb Lies On Broadway comincia a formularsi nella mente di Gabriel: melodie, idee, scenografie. Per mesi lavora solitario su questo progetto, ma c'è un problema da risolvere: fare accettare questo "ego trip" agli altri membri della band, specialmente a Banks e Collins che non vogliono assolutamente recitare la parte dei semplici comprimari, anche se sarà quest'ultimo a ritardare l'allontanamento di Peter. Dirà qualche tempo dopo Collins: "Durante le registrazioni la mia partecipazione non fu decisiva come altre volte, avevo altre cose per la mente e passai molto tempo a discutere con Brian Eno che di tanto in tanto veniva a darci una mano. Ma su quel disco c'erano delle cose bellissime e soprattutto quella possibilità di spaziare nell'improvvisazione che allora era la cosa che mi interessava di più". Così, mentre Gabriel continua a descrivere la musica di The Lamb come un formidabile big jump per il gruppo, gli altri vedono il tutto come un cambiamento di rotta troppo rischioso.

I Genesis sono già una band gratificata dal successo di Selling England By The Pound, che li ha imposti definitivamente all'attenzione internazionale, e dalle entusiastiche risposte del loro live act ( il Los Angeles Times lo descrive come il "miglior esempio di teatro mai offerto dal rock, un collage tra favola e fantascienza vissuto in chiave mitica"). E allora perché abbandonare scelte finalmente vincenti, in un momento di così grande popolarità, a favore di un'originalità forse difficile e ingrata? Sono proprio le vendite miracolose di Selling England a fare da collante all'interno del gruppo, perché se è vero che Banks e Rutherford hanno creato i Genesis esprimendone lo stile musicale, è altrettanto vero che la mirabile arte visivo - teatrale di Gabriel ha "salvato" il gruppo dall'oblio nei faticosi anni precedenti l'affermazione commerciale.

Così, ritiratisi nella tranquilla campagna del Galles con lo studio mobile dell'Island, i cinque iniziano a incidere quella che sarà una delle meraviglie del rock; un'opera coraggiosa, completamente diversa dalla loro discografia e anche l'ultima di Gabriel insieme ai vecchi compagni. Per tre settimane, lavorando a volte fino a venti ore al giorno, le divergenze artistiche tra Gabriel e gli altri emergono nettamente: da una parte il frontman che vede la musica come elemento non fine a se stesso, ma in funzione di un ruolo sempre più scenico - spettacolare, quasi come fosse un soundtrack, dall'altra quattro musicisti sempre più protesi verso un affinamento soprattutto stilistico - musicale. Alla fine una specie di golpe quello che Gabriel impone ai compagni, per la prima volta quasi interamente responsabile a livello compositivo di tutto l'album. Particolarmente colpito dal film El Topo, Gabriel dà sfogo al suo egoismo creativo stravolgendo quelle che sono le matrici classiche e folk della band a favore di un nuovo sound più ritmicamente conciso vicini, a volte, al funk - soul, altre volte intriso di forti richiami elettronici con arrangiamenti curatissimi e grande lavoro di sintetizzatori. Una vera e propria avventura sonora dalle ricerche strumentali libere e lontane dal rock "progressivo" che in quel periodo si sta avviando a un lento declino.

Gabriel trova il passo giusto anche nelle liriche, eludendo i vecchi stilemi del romanzo epico e della fiaba simbolista legati a quell'avanguardia letteraria inglese che si rifà a scrittori come Eliot, Dylan Thomas e Barker, adottando una poetica visionaria, un surrealismo demistificatore dove un mondo disumanizzato dal progresso e carico di falsi eroi viene esposto in modo dissacratorio e lucido come avviene in Broadway Melody 1974. Il disagio dell'uomo imprigionato in una società consumistica e arida di valori che vaga alla ricerca di se stesso e delle sue illusioni: "Dicono che luci risplendono su Broadway, dicono che ci sia sempre magia nell'aria". Dopo quattro mesi viene fuori un doppio concept - album atipico:quattro facciate, tutte legate fra loro, da una specie di "macchinazione musicale", come disse Rutherford all'epoca, e non una vera suite, come per esempio era la seconda parte di Foxtrot. Le composizioni, pur avendo una storia unitaria, possono ugualmente liberarsi dal contesto originario e assumere una formula autonoma ben definita. In 36 episodi viene narrata la storia di un giovane teppista portoricano di nome Rael che viaggia tra sogni - incubi del suo subconscio nei meandri di una New York inquietante. La musica cammina di pari passo con le immagini evocate dalle liriche che si sviluppano attraverso una serie di contrapposizioni di archetipi carichi di allegorie, di simboli oscuri come nella desolazione di "The Light Dies Down On Broadway" e nelle visioni di "Carpet Crawlers". I Genesis allargano e diversificano in varie sfaccettature l'area di possibilità espressiva del rock in unione a tutto uno sviluppo collaterale di armonie, di soluzioni ritmiche. La forza di The Lamb sta proprio in questa perfezione emotiva ed estetica derivata da un nuovo sound, nella capacità di impadronirsi dell'idioma rock per poi raffinarlo, elaborarlo e trovare nuove suggestioni. Ecco l'importanza di questo album: mutare profondamente matrici musicali che stagnano ormai in retorica sonora fine a se stessa e rinnovarle con eclettismo sorprendente. In un crescendo di chiaroscuri musicali si passano in rassegna il soul, l'avanguardia, la melodia pop e su tutto spicca la voce di Gabriel, con quella stupefacente carica espressiva, quella ricchezza cromatica e quell'estrema duttilità. La critica inglese scrisse: "Il suono ottenuto in questo album rappresenta quanto di meglio la musica ha offerto fino a oggi". Ma non è solo il suono di The Lamb a essere perfetto; è un capolavoro di musicalità che chiude, riassume e stravolge tutti gli apporti sonori da Foxtrot in poi. Il minuzioso lavoro di scelta e selezione produce effetti straordinari. Il rock di "The Lamb Lies Down On Broadway" dal riff chitarristico insistentemente heavy prepara "Fly On A Windshield", dove si descrive la nube distruttrice che scende su Broadway con la ritmica in chiave black e un grande lavoro di Collins e Rutherford. Una vecchia melodia di Hackett, giocata sapientemente su plettri delle chitarre, crea l'atmosfera sospesa di "Cockoo Cocoon", mentre subito dopo l'ARP di Banks è un tappeto sonoro in crescendo per "In The Cage".

In Real ci sono mille cellule di una creatura ipersensibile e ipercomplessata, per questo gli stati d'animo si snodano in mille direzioni, ora sulla strana "marcia" di "The Grand Parade Of Lifeless Packaging" dove troviamo effetti voce particolarissimi curati da Brian Eno, ora nell'aggressività ipnotica dell'incubo urbano "Back In N.Y.C."; è musica imprevedibile che si piega su se stessa, torna al suo principio per scattare verso il futuro come nello splendido strumentale "Hairless Heart" o nelle melodie struggenti che sbocciano come i ricordi e avanzano inesorabili tra le note di "Counting On Time""Carpet Crawlers" è una ballata commovente che Gabriel descrive come "una canzone di Leonard Cohen arrangiata da Phil Spector" e l'incantatoria "The Lamia" con pianoforte e basso che si impadroniscono di tutto. Tutto è perfetto: il country di "The Chamber Of 32 Doors" e due vecchie canzoni scritte quattro anni prima riunite e riarrangiate completamente in jam session intitolate "Lilywhite Lilith". I ritmi latino - americani di "Here Comes The Supernatural Anaesthetist""Anyway" sono frammenti di una altro brano datato 1968 e riproposto fedelmente su disco senza alcun ritocco. "Silent Sorrow In Empty Boats" prepara, invece, i lampi di psichedelia che irrompono sulle formidabili strutture pop di "The Colony Of Slippermen". L'angoscia, la ricerca di una via d'uscita, il rimedio del Doktor Dyper e ancora la maledizione del corvo ladro, il salvataggio di John ( fratello di Real ) sono il disegno musicale descrittivo di "Ravine", il pezzo più vicino al vecchio stile Genesis, e di "The Light Lies Down On Broadway" che riprende il tema della title - track. Poi arrivano "Riding the Scree"' e "In The Rapids" dove Real guardando il viso di John vede se stesso. "It" è la fine del viaggio, ma la fine è solamente un altro inizio: "It è spirito dentro ognuno di noi, con tale forza per sopravvivere. Se pensi che It sia pretenzioso sei stato preso in giro: guardati attraverso lo specchio prima che tu decida".

Con questo trattato visual-musicale che attraversa la storia dei Genesis come un fulmine, si chiude il ciclo del rock romantico-impressionista aperto dai King Crimson. Al termine di un megatour di 102 date in soli quattro mesi, nel maggio del 1975, l'Arcangelo lascia la band dopo un memorabile concerto a St.Etienne. Gabriel spiegherà le ragioni del suo addio in una lunga lettera aperta: "Ho fatto un sogno, un sogno a occhi aperti. Poi ho fatto un altro sogno, con corpo e anima da rockstar. Quando s'è fatto sgradevole l'ho impacchettato e buttato via. Esaminandone i motivi, musicali e non, queste sono le conclusioni. Il veicolo che avevamo costruito come cooperativa per servire la nostra musica era diventato il nostro padrone, ci aveva intrappolati nel successo che avevamo voluto, influenzato l'atteggiamento e lo spirito dell'intero gruppo. La musica ancora non s'era inaridita e io rispetto gli altri musicisti, ma i nostri ruoli si erano irrigiditi. Credo che l'uso del suono e dell'immagine visiva possa essere sviluppato fino a realizzare molto più di quanto noi abbiamo fatto".

Il tempo confermerà una verità indiscutibile che ai contemporanei sfuggì: Gabriel era i Genesis e i Genesis erano Gabriel.

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