Dopo avere girato in tour l'intera Europa nell'autunno del 2016 per promuovere l'ultimo LP in studio 'Requiem', i Goat rilanciano con la pubblicazione di un disco live in sei tracce che da una parte documenta questa esperienza e dall'altra si propone di offrire al pubblico qualche cosa di diverso da quanto pubblicato fino a questo momento.

Il disco 'Fuzzed In Europe', la seconda pubblicazione live di questo pazzo ensemble proveniente dalla Svezia, è del resto più che la proposta di un singolo evento, come era successo in occasione del doppio LP 'Live Ballroom Ritual', una vera e propria selezione specifica di sei tracce registrate in differenti show all'interno dello stesso tour. La scelta peraltro è stata in qualche maniera scientifica (la band aveva registrato praticamente ogni singolo concerto) e volta a prediligere sei registrazioni che al di là della qualità del suono e della performance in sé, offrissero versioni delle tracce selezionate registrate in maniera differente rispetto alle originali presenti su LP in studio.

Pubblicato al solito su Rocket Recordings in una edizione limitata doppia di 2.250 copie e con un artwork dedicato realizzato dallo storico artista Adam Pobiak, il disco è uscito alla fine di ottobre, praticamente la settimana scorsa, e per come è stato presentato potrebbe costituire per il momento l'ultima release prima di una pausa che il gruppo avrebbe voluto concedersi dopo l'intensa attività negli ultimi anni e a partire dalla pubblicazione di 'World Music' nel 2012.

Venendo ai contenuti del disco, questi sono chiaramente ispirati a quella psichedelia freak e ossessiva e allo sperimentalismo e gli estremismi fusion caratteristici della band con episodi tratti dai tre diversi LP in studio pubblicati ('World Music', 'Commune', 'Requiem'). Spicca su tutto rispetto al solito forse una certa acidità tipicamente rock'n'roll anni settanta che in studio viene forse più sacrificata rispetto al tribalismo occulto e visionario che costituisce caratteristica peculiare di questa band. Emergono quindi qua e là riferimenti a un certo immaginario Doors ('Talk To God'), una acidità tipicamente Jimi Hendrix ('Gathering Of Ancient Tribes'), un sound garage in stile Blue Cheer e MC5 ('The Sun The Moon')... Da segnalare per quanto mi riguarda, in particolare, una versione molto seventies di 'I Sing In Silence'. Meno ossessiva che su disco ma altrettanto bella e praticamente qui completamente rinnovata.

Tutto è chiaramente mescolato a quelli che sono gli stilemi più tipici e per quanto in qualche modo impossibili da classificare di questo gruppo che pretende di provenire dalla cittadina di circa cinquecento abitanti di Korpilombolo nella contea di Norrbotten, Svezia e che a questo punto ci immaginiamo fare i segnali di fumo mentre siedono all'interno di degli improbabili teepee coi pannelli solari e la connessione a internet e fumano il calumet della pace bruciando salvia e graminacee in attesa di dissotterrare l'ascia di guerra e tornare in battaglia.

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