Riecco gli Half Japanese di Jad Fair, un artista che riesce a comunicare per immagini in una maniera elementare e allo stesso modo di un bambino che ancora non in possesso delle tecniche necessarie, dipinge sul foglio bianco una casa o delle persone realizzando opere astratte e di potente forza espressiva e che 'pasticciando' si macchia e si sporca così tanto di pittura che diventa egli stesso una specie di opera d'arte. Pochi artisti come lui riescono a esprimersi in una maniera così estemporanea e facile e con intuizioni sempre brillanti coniugando sperimentalismi garage e musica pop.

'Why Not?' (Fire Records) ripropone l'immaginario tipico di Jad Fair con composizioni astratte e rimandi a una certa cinematografia elementare horror e di fantascienza degli anni cinquanta e di cui ovviamente coglie gli aspetti più ironici. Le musiche e i testi hanno quello stesso taglio di immediatezza e urgenza espressiva che costituisce una delle caratteristiche del progetto Half Japanese sin dagli esordi e che è espressione dell'età contemporanea dove le cose succedono sempre più rapidamente della nostra velocità di pensiero. Confermatissima la formazione della band (John Sluggett, Gilles-Vincent Rieder, Mick Hobbs e Jason Willett), 'Why Not?' è un disco dalle sonorità per lo più easy-listening e pop-garage ('The Future Is Ours', 'The Face', 'Why Not?', 'Demons of Doom', 'Zombie Island Massacre'...) e dove vanno segnalati gli episodi più particolari come le ballate pop psichedeliche 'Amazing' e 'Better Das', il boogie di 'A World to the Wise', l'ambient space di 'Spaceship To Mars', i rimandi 'Sgt Pepper' di 'Why'd They Do It?' e 'Failing'.

Relativamente 'Hear The Lions Roar', Jad mi spiegò che il disco era una risposta all'elezione di Donald Trump e un richiamo a riconoscere il potere dell'amore e lasciare che questo diventasse centrale nell'assumere le proprie scelte. 'Why Not? in qualche modo riprende lo stesso concept: è un disco carico di amore e di sensazioni positive e che invita l'ascoltatore a meravigliarsi di tutte le cose belle che ci circondano. Proprio come se fossimo dei bambini cercare di lasciarci andare alla bellezza delle cose e una volta tanto nella vita, invece che chiedersi perché, domandarsi perché no.

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