Era da "Dance Of Death" che la bestia non faceva visita nel mio lettore con novità succulente (a parte il discreto live "Death On The Road") e ora è tornata, stupendoci con emozioni diverse ma sempre intense.

Perché l'ultimo album degli Iron Maiden è diverso, non brutto attenzione, ma è l'evoluzione naturale delle traccie "Paschendale" e "Journeyman" del lavoro precedente che in queste dieci tracce prendono forma e sostanza. Naturalmente non mancano canzoni nello stile classico degli Iron maiden, penso allo speed metal di "Different World" (migliore di "The Wickerman" e "Wildest Dreams", anche se a tratti ricorda "Rainmaker") o a "The Pilgrim", forse il brano più classico dell'intero disco.

Della nuova sperimentazione vanno citate obbligatoriamente "The Longest Day", "Out Of The Shadows" (che ci riporta indietro di tanti anni alle splendide ballate maideniane come "Children of The Damned") e "For The Greater Good Of God", piuttosto strana è la conclusiva "The Legacy" a metà tra il metal e un cantico medievale. Ciò che un po' irrita è lo schema sempre uguale delle canzoni, la parte iniziale e introduttiva della canzone è uguale alla parte conclusiva e tutti i brani scorrono tranquilli (mancano sfuriate insomma), ma questi sono i Maiden del 2006, prendere o lasciare e io prendo ! Elemento coagulante dell'intero album, oltre all'onnipresente basso di Harris, le tre chitarre che per la prima volta si incastrano alla perfezione tra riff epici e assoli, ottimo come sempre il lavoro di batteria e fenomenale la performance di Mr. Bruce Dickinson che davvero meraviglia il nostro udito.

Insomma se non è un capolavoro, ci manca poco, dopotutto gli Iron Maiden sono una certezza. E non mi venissero a dire che il cd è pacchiano, sofisticato e privo di mordente, perché vuol dire che non è stato ascoltato abbastanza !

Carico i commenti... con calma