Today is a Good Day!!!

Ma perchè inizio con la frase appena scritta la mia nuova pagina?

Ve lo esplico subitamente egregi et stimatissimi colleghi debaseriani: perchè, sommando le recensioni scritte come GenitalGrinder e come De...Marga..., giungo all'importante e copiosa cifra di TRECENTO, narrando le vicende del secondo disco degli inglesi Josiah. In sei anni di frequentazione del sito devo ammettere che è un importante traguardo. E ne sono oltremodo orgoglioso; mi sia concesso questo "pavoneggiamento" nei confronti di me medesimo.

Partiamo subito con un'autocitazione della band scritta qualche tempo addietro a proposito del loro omonimo esordio: "Gruppo che ho scoperto per caso una decina di anni fa quando suonarono in un piccolo locale vicino a casa; un trio completamente immerso negli anni settanta, con un suono Heavy-Fuzz-Psichedelico drogatissimo ed allucinante (del resto la copertina riporta dei funghi). Mi basta citare i quasi dieci minuti di "Black Maria": come dei lenti Black Sabbath che impazziscono ed incontrano dei malati Monster Magnet, con sferzate stoner dove compare l'ombra imponente dei maestri Kyuss."

Detto questo potrei anche già fermarmi qui, perchè le coordinate musicali di Into the Outside sono le medesime. Stessi riferimenti, stesso approccio molto retrò che guarda indietro nel tempo, stessa formazione ecc...ecc...Si parte a tutta, spediti, senza freni con un paio di brani terremotanti: in "Turn it On" e "The Scarlatti TIlt" pestano giù duramente sugli strumenti. Canzoni brevi, incazzate, fumose; con la voce aspra di Mat che ricorda molto da vicino quella di Dave Wyndorf dei Monster Magnet. Distorsore aperto, bordate di Hard Rock già sentito mille volte in passato, ma che mi provocano un sanissimo godimento uditivo.

Certo rispetto all'esordio cercano, in alcuni passaggi, un controllo della loro dinamitarda furia; i pezzi sono più contenuti come minutaggio e sono presenti anche un paio di brevi strumentali che mi rimandano senza ombra di dubbio agli Zeppelin più folkeggianti. Ma ci mettono pochissimo a rimettersi in marcia, ad erigere spropositati muri sonori del tutto invalicabili. Ed allora giusto citare la micidiale "Black Country Killer" che per me risullta essere l'episodio più incisivo del disco.

Prima di concludere ancora una cosa: il titolo dell'album scelto dai Josiah ricorda quello del secondo lavoro dei Blue Cheer, ovvero Outsideinside. Ecco allora un altro importantissimo riferimento per dare ulteriore consistenza e pregio a questo frastornante terzetto...KEEP ON PUSHIN'...

Non da massimo dei voti, ma manca davvero pochissimo!!

Diabolos Rising 666.

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