"Closer" è un viaggio.

Un viaggio fatto d'incubi,di tristezza, di sollecitazioni fisiche e psichiche; la trasposizione musicale dell'agonia del leader più carismatico che il rock abbia mai avuto: Ian Curtis.

Il disco ripercorre il malessere di Curtis ormai frustrato dalla droga e dall'epilessia sempre più distruttiva nell'animo e nel fisico, convinto che l'unica salvezza da tutto questo sia solo la morte. Nemmeno l'amore delle persone più care riesce a fermare questo drammatico epilogo; un'esistenza, che a livello musicale ha lasciato tracce di genio, padre fondatore del dark-rock, leader indiscusso dei Joy Division.

L'apertura dell'album uscito postumo alla morte di Curtis è quanto di più tenebroso ci si possa aspettare: si inizia con "Atrocity Exhibition" un ritmo tribale con sferzate di chitarra che ti entrano dentro fin nelle viscere; si continua con "Isolation" una ritmica che sarà tipica dei New Order; ma è in "Passover" che Curtis riesce ad esprimere al meglio il suo stato d'animo "This Is A Crisis I Knew To Came", "questa è una crisi che sapevo doveva arrivare", tutto è contornato da un'estrema tristezza, una batteria ridondante, un basso fermo e deciso e una chitarra lamentosa accompagnano una voce rassegnata e monotona. Il disco continua a girare con le note della bellissima "Heart And Soul", un miscuglio di rock e di elettronica che farà da ponte all'esplosione del synth-pop negli anni sucessivi. "Decades" con i suoi meravigliosi passaggi d'organo è la degna chiusura di questo album.

Peccato che una mente musicale del genere si sia spenta dopo solo due dischi e qualche concerto live per pochi intimi. Non ci rimane che acoltare questo capolavoro musicale e apprezzarne l'ottima fattura sia in fatto di testi sia di armonie.

Un disco imperdibile.

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