Disco effettivamente sopravvalutato.

Facciamo finta di accostarci a questo Lp come se fosse uscito oggi: subito una "Heart and soul" ti assale: batteria metronomica, chitarra che stancamente accompagna il ritmo: semplicemente un capolavoro, l'essenza dei Joy Division è qui. "Twenty four Hours" ti porta in quello spazio/tempo drammatico che tanto mi ha fatto piangere ai tempi: OK ? Bella la coda disimpegnante. "The Eternal", stormi di insetti accompagnati dal basso di Peter Hook immediatamente riportati all'essenza psyco/deprimente di Ian Curtis: non ho parole per questo pezzo. Warning "Decades": grandi folate organistiche che spezzano il ritmo assolutamente funereo di Curtis: altro capolavoro, non è forse da qui che è nata certa Disco-Music ? (New Order of course).

"Atrocity Exhibition" fa assolutamente paura per come coniuga una chitarra andante acida, una rantolante batteria: niente di fenomenale eppure il risultato è agghiacciante: ci sono suoni tipo "La Cosa" di John Carpenter quando si sviluppa la belva, non so se rendo l'idea. "Isolation", oh! finalmente una canzone normale: rampante basso (aaah! che basso) accompagnato da gelide folate di organo, "Passover" e "Colony" bei pezzi, per carità, forse un pò troppo influenzati da Interpol e Editors (divertente eh !). "A Means to a End", grandissimo: vedo proprio fisicamenete Ian Curtis che sconvolto si dimena al ritmo di questa canzone.

Auguro solo che chi si avvicini a questo disco rimanga soddisfatto almento al 20% di quello che si é (HO) provato ai tempi dell'uscita. Sarebbe piu che sufficiente.

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