Parlare di un capolavoro come questo è davvero difficile... lo ammetto; poi molti avranno letto la mia recensione su 'Unknown Pleasures' quindi si staranno chiedendo come cazzo potrà fare questo a recensire 'Closer' ? Ad essere sinceri non lo so nemmeno io ma... ci provo

Ho ascoltato per la prima volta questo album nel 2004... ne rimasi colpito; io come tanti altri quindicenni attraversavo la mia crisi esistenziale; e come accade, durante tale crisi, non solo non vedevo la luce ma non riuscivo nemmeno a "scorgerla", sentirla, anche se distante, percepirla; avvertivo solo oscurità intorno a me... potrete quindi immaginare che effetto possa aver avuto questo album su di me... esso ha praticamente acuito la mia apatia verso la vita. Così dopo averlo ascoltato tutto, per la prima volta, mi addormentai... non feci sogni o incubi o comunque non riesco a ricordare... però mi viene in mente che sentii parecchio freddo (fuori e nella stanza c'erano almeno 30 gradi) e soprattutto avevo in testa quella melodia, quella marcia funerea, quel dannato, oscuro presagio di morte...

E' così che il "vecchio" Ian ci lascia: "No words could explain, no actions determine,
Just watching the trees and the leaves as they fall
" (The Eternal)

'Closer' è un album davvero difficile da classificare ma, probabilmente, non da comprendere; potremmo classificarlo sbrigativamente come il suo predecessore: dark-punk; inutile dire che non sono d'accordo... io personalmente preferisco classificarlo come dark, solo dark e niente di più. Ciò che mi porta a tale affermazione è l'atmosfera che si respira nelle canzoni: essa, pur non essendo molto lontana dai "ritmi ossessivi" e le atmosfere violente di 'Unknown Pleasures', a mio parere diventa più rarefatta, quasi eterea, impalpabile... certo 'Atrocity Exhibition' è molto vicina ad 'Unknown Pleasures' ma il dolore e il senso di "chiuso" sembrano avere un qualcosa di claustrofobico, di soffocante... tale sensazione non c'era in "Unknown Pleasures". Già si chiarisce, quindi è uno dei punti cardine di "Closer": questa volta non si scappa, questa volta non si può più sfuggire alla morte...

Ian è consapevole del suo triste destino... non tenta nemmeno di combattere il suo "grande male" come egli stesso lo definiva, piuttosto lo accetta. "Isolation"... questa canzone mi ha sconvolto; ciò che mi ha quindi colpito è l'incredibile contraddizione che la caratterizza: musica tagliente e morbida allo stesso tempo, voce limpida e velenosa... questa "poesia", è per me costruita nell'opposizione di felice-triste (musica-testo)... anche qua attribuisco a tali opposti il significato di "consapevolezza", infatti se noi analizzassimo questo "stato d'animo" (definiamolo così...) potremmo dire che quando si è consapevoli di qualcosa di "brutto" si è felici e tristi allo stesso tempo: felici per il fatto di aver accettato ciò che ci aspetta, tristi perché, appunto esso è "qualcosa di brutto". Ovviamente questa è la mia interpretazione di questa canzone, se ci si ferma al testo si pensa immediatamente all'isolamento e ciò che ne consegue... continuando il nostro viaggio alla scoperta di "Closer" ci imbattiamo in "Passover", "Colony" e "A Means To An End", splendide canzoni che non fanno altro che abbatterti ancora di più e darti sempre più quella sensazione, o meglio, quella brutta sensazione di ciò che sta per accadere...

Scusate se non le descrivo e se sto correndo ma voglio arrivare al dunque: "Heart And Soul, 24 Hours, The Eternal, Decades".

Queste quattro canzoni sono quanto di più bello la "sensibilità dark" di un uomo abbia mai potuto produrre... vorrei descriverle approfonditamente, sviscerarle ma scusate non ce la faccio... mi soffermerò su una frase e una canzone: 'heart and soul one will burn...' (frase di "Heart And Soul") e la canzone "The Eternal".

La frase è, a mio parere, una delle più significative, dolorose e rassegante di Ian... non so cosa realmente egli volesse dire (forse mi sono perso un'intervista o forse Ian non lo ha mai detto...) ma io vi do una mia interpretazione: essa "è" la lucidità di Ian Curtis di fronte al suo destino... qui si oltrepassa la semplice consapevolezza, qui egli ha la percezione, o addirittura la visione di ciò che sta per avvenire: in fondo alla fine Ian ha deciso di bruciarsi il cuore, ma l'anima è ancora qui.. essa vive in queste canzoni... Poi c'è "The Eternal"... ne ho parlato all' inizio. Essa è una marcia funerea, che accompagna Ian Curtis nel suo ultimo viaggio... i suoni sempre più oscuri e il ritmo particolarmente cadenzato come a voler segnare ogni passo, ogni bisbiglio, in quella maledettissima giornata di pioggia e nebbia oscura (è a questo clima che penso ogni qual volta la ascolto...) quando il cuore è ormai definitivamente bruciato...

So bene che questa non è effettivamente una recensione... più che altro sono dei pensieri e delle impressioni, secondo me però ogni tanto ci vuole, decidete voi... secondo me è più facile dire una sfilza di generi e accostare gruppi ad altri gruppi (joy division-cure di pornography (?)... ecc.) mostrando la propria cultura musicale pittosto che cercare in qualche modo di descrivere ciò che realmente si prova...

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