Ti sei dipinto come l'eterna pecora nera. Come un cantore a due passi dalla voragine.

Sei stato lo sciamano oscillante tra due mondi, il nano sulle spalle del gigante.

Solo che poi Julian per sta roba qui ci vuole un fisico bestiale.

Bisogna star sempre in sella al destriero. E tenere nell'armadio un'armatura di riserva.

Fortuna che tu sei della razza di Iggy.

Sei uno cazzuto, cazzutissimo.

Del resto superare la giovinezza è un arte. Trattasi, dicono i maestri, di trovar l'abito giusto. Oppure, più semplicemente, non far del tutto schifo...

Alcuni ci riescono. Andy, per dire, sembra Archimede Pitagorico, Martin uno spaventapasseri, Robyn è un gran figo, altri sono favolosi rottami pieni di stile- Ottimo, anzi ottimissimo, così si fa..

Però, tra tutti, Julian, tra tutti sei tu quello più a posto. Sembri un guerriero, cazzo, un super eroe fricchetone punk, una specie di xmen...

Come avresti potuto altrimenti fare un disco come questo? A vent'anni da Peggy, a trenta da Fried. Come?

Già, Fried...

Ti fossi fermato li, o avessi inciso altri venti dischi tutti uguali, nessuno ti avrebbe detto niente. Invece no, dopo un periodo un po così, quando il piano, immagino, era ancora diventare una pop star, sei partito coi dischi monstre, quelli che, belli o non belli, hanno sempre qualcosa che eccede...

Roba tosta, sempre estremamente personale...

Deve essere un pochino come quella storia di Eros raccontata nel Simposio. Eros non è un grande Dio, Eros è figlio di Povertà, oppure di Mancanza...

Uno sfigato magico, un tizio iperconnesso, uno sollecitato dal bisogno e sempre in cerca...

Oppure, chissà, da buon arcidruido, hai accesso al pentolone di Panoramix...

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E comunque Julian, cos'è sta storia che, più passano gli anni, più mi diventi barricadero?

Tipo:“A volte è una chitarra, a volte un'arma”

Tipo che le registrazioni di “Revolutionary Suicide” sono terminate il giorno della morte di Margaret Thatcher...

Margaret, la stella nera di “Peggy suicide”

Come dici? Tutti i rivoluzionari sono condannati? Sarà per questo che sei diventato rivoluzionario pure tu...

E allora eccoli qua tutti i “suicidi”, oppure “i suicidati”: il Che, le pantere nere, i tizi della Baader Meinhof, Emiliano Zapata...

Tutta roba del disco precedente,”Psychedelic revolution”, quasi un Cope in versione folk apocalittico e altro album della madonna...

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E comunque Julian io sono vecchio.

Ero un bimbo, ma mi ricordo il 77, mi ricordo il punk. E gente che fa i discorsi che fai tu in genere mi rompe le palle. Ma il fatto è che non sono i discorsi...

E' l'energia. Ovvero sempre la storia del bisogno. In fondo tu sei come i Last Poets, i primi clamorosi rapper e i loro bonghi primordiali...

Che senza quell'energia temo che sia vera la formuletta di Dylan: “Quando ti chiedono se ti importa dei problemi del mondo, guarda profondamente negli occhi chi te lo chiede. Non te lo chiederà più”...

Beh, sono convinto che anche tu lo pensi.

Poi, certo, tra mille anni il vero socialismo vincerà. Il lavoro dell'Arcidruido è nei secoli dei secoli...

Con un gigantesco forse e una risata in sottofondo...

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“Revolutionary suicide”

Tanto per cominciare ecco due ballate iper freak e un rito sciamanico nel bosco..

The kraut side of the moon, the weird scene of the folk...

Traccia uno è una bellissima cosa bucolica avvolta da una lucentezza quasi pop che la rende dolcissima e ne magnifica la qualità trascendente...

Il sole di una mattina di primavera e una specie di devozione...

Traccia tre è un favoloso epic folk.

Un racconto di atrocità su quattro accordi stracciati di chitarra + fisa + colpi di grancassa.

Immaginate un crescendo di quelli che non crescon mai. Solo che poi a forza di scintille siam tutti intorno al fuoco a piangere. Il massimo dell'intensità arriva al minuto dieci ma l'orgasmo (coro finale e bordate di synth) è lunghissimo e, per dirla con Tiresia, pure femminile...

“Straziante e bello”, dice il Quieto e il Quieto è uno che se ne intende.

Traccia undici è il rito e quel che dice è “distruggi la religione”. Nelle intenzioni del Cope dovrebbe essere una faccenda tipo Amon Duul I + William Blake alla voce solista. E diciamo che non si può dir meglio di così...

Questi tre pezzi sono il cuore del disco e da soli fan quasi quaranta minuti. Anche il resto però funziona parecchio...

Funziona il pop Cope...

Funziona il combat folk virato “Skellington”

Funziona l'elettronica vintage...

Funziona il crooning alla Roxy Music...

Funzionano tutti i vari gigioneggiamenti

Insomma un capolavoro clamoroso...

Trallallà...

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