Non so voi ma per me il genio in campo musicale deve essere associato alla sregolatezza. Sinceramente non mi piacciono i tipi alla Keith Jarrett che ti fanno pesare la distanza tra il suo incommensurabile talento e la mediocrità del tuo essere passivo ascoltatore. Ad un suo concerto quasi fui tentato di reagire come Fighetto-del-cazzo nel racconto di David Foster Wallace,  bruciacchiando la chioma della ragazza che mi sedeva davanti. Insomma preferisco i geni cialtroni alla  Frank Zappa che coinvolge gli spettatori  per scegliere come debba finire il pezzo che sta suonando: polka, ballad, march o boogie (cfr. "DC Boogie" su Imaginary Diseases).

Kevin Ayers è sì un genio, ma  di quelli sfaticati. Cantante dalla voce profonda, buon polistrumentista e ottimo compositore che tra i suoi pregi ha quello di aver fondato i Soft Machine...nonché quello di averli abbandonati quasi  subito, appena ebbe capito che stavano diventando troppo seriosi (e un altro mattocchio come il suo compare Robert Wyatt lo avrebbe imitato poco dopo). L'ambizione più importante nella vita di Kevin è stata quella di sdraiarsi pigramente al sole di Ibiza gustando ostriche innaffiate dallo champagne mentre gli altri si sbattevano  nella solita routine disco a scadenza fissa - concerti tutto l'anno ...che vita di merda!

I primi sintomi li ebbe quando vendette il basso Fender a Noel Redding mentre era  sulla Macchina Morbida in tour USA con quelli della Jimi Hendrix Experience e progressivamente ha pian piano diradato le sue apparizioni. Nonostante la pigrizia, Kevin Ayers qualche disco stupendo a cavallo degli anni settanta lo ha pure fatto, ad esempio il lunatico " Joy of a Toy" nel 1969 e appena l'anno successivo questo immenso "Shooting at the Moon", con addirittura un gruppo in pianta stabile che l'accompagnava in giro prima che gli venisse di nuovo a noia la vita on stage.

E che gruppo! Modestamente denominato The Whole World! Con un campionario di umanità musicale di tutto rispetto: il giovane Mike Oldfield al basso e chitarra solista, lo stravagante jazzista Lol Coxhill ai sassofoni, un tastierista /arrangiatore d'estrazione classica come David Bedford (che poi orchestrerà "Tubular Bells"), il batterista Mike Fincher, qualche apparizione di Robert Wyatt alle armonie vocali. 

Con tutti questi potenziali polistrumentisti c'è da divertirsi, ma soprattutto si diverte Kevin intorbidando le acque con una suite che passa dalla ballatona canterburiana dominata dalla sua calda voce da chansonnier per " May I ?", attraversando l'excursus progressive di "Rheinhardt and Geraldine" per poi sfociare  nei deliri di nastri impazziti prima di "normalizzarsi"  nella fusion di "Colores para Dolores". Credo che questa freakerie di una decina di minuti  rappresenti alla  perfezione sonora il suo manifesto programmatico.

Chiedete a questi virtuosi di suonarvi il rock'n'roll e ne faranno una parodia grintosa in " Lunatics lament", con la voce filtrata e un grande assolo di chitarra del diciottenne  Oldfield mai sentito così  incazzato. Ed è incredibile come possano improvvisamente passare dal rock "canonico" alla sperimentazione più assurda di "Pisser dans un violon": l'agonia irriverente di un violoncello, che ha urgenza di andare al cesso, dispersa in otto minuti di corde pizzicate, percosse, strofinate su un sottofondo atonale di tastiere e ditate di contrabbasso. Kevin mette a dura prova la pazienza degli ascoltatori per poi spedire i superstiti in viaggio premio tra le ostriche e i pesci volanti di un paradiso tropicale ("The Oyster and the Flying Fish"): chitarre acustiche e tamburello accompagnano la sua voce e quella di Bridget St. John in un duetto a colpi di ulla ulla ullalallà. Dall'altra parte della spiaggia tra i tucani e i pappagalli c'è un rave hippie accompagnato dalle note caraibiche di " Clarence in Wonderland" (che sarà ripresa anche dal suo amicone Daevid Allen con i Gong). Addirittura si lancia in un  brano bislacco da rotonda sul mare da ballare cheek to cheek con il professionale  sassofono di Lol Coxhill coinvolto in un assolo spettacolare da bis sulla pedana. E vi assicuro che questo è lo stesso gruppo che poco prima ci aveva immersi in un'altra sperimentazione subacquea ("Underwater") fatta di note riverberate, un'estenuante accordatura degli strumenti nel regno di Nettuno dove ogni nota di chitarra o di basso che parte dal fondo dell'oceano è destinata  come una bolla d'aria ad allungarsi fino alla superficie.

Come scherzo finale Ayers riprende la sua vecchia "Jet- Propelled Photograph" dal repertorio patafisico Wilde Flowers/Soft Machine e la ribattezza "Shooting at the Moon", qui Kevin è jazz progressive lungo le sghembe linee del basso di Oldfield e i sassofoni di Coxhill che si inseguono da un canale e l'altro dello stereo. Accattatevi  il compact disc perché riserva sorprese a josa nelle bonus tracks, compresa la stralunata ballata "Jolie Madame" sempre in coppia con Bridget St. John e nientemeno che la versione in francese della grande " May I?", ovviamente tradotta con "Puis Je?", ancora più bohemienne con quell'accompagnamento di fisarmoniche, da canticchiare con il basco sulle ventitré e una baguette sotto l'ascella.

Kevin Ayers, ovvero un genio che fece finta di essere scemo per non andare alla guerra....

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