Premetto che, per ascoltare bene 'In Through The Out Door', ci sia bisogno di dimenticare o comunque di non ricorrere a paragoni con album precedenti (capolavori) quali 'III', 'IV', 'Houses' e tutti gli altri che volete; in quanto sarebbe imbarazzante ma anche piuttosto inutile. Parliamo di un LP uscito nel 1979, anno segnato da numerosi cambiamenti e scoperte nel campo artistico-musicale.
L'album apre con "In the Evening", un pezzo ben fatto; il quale inizio evoca già tipiche atmosfere zeppelin, al limite del misterioso. Quando poi la canzone vera e propria comincia, già si capisce che c'è qualcosa di diverso: il suono di un sinth quasi mai utilizzato prima dalla band, e che accompagnerà tutto l'album con ruoli aimè predominanti. Tuttavia la canzone è brillante, con un bel ritornello che ci ricorda lo stile anni '80 ed ad un tratto, un assolo di chitarra, una sorta di bolla che sembra fermare il tempo. Poi si riparte. A mio avviso una bella trovata che mostra che i Led non hanno finito di sperimentare anche con buoni risultati.
Il secondo pezzo è "South Bound Saurez", una specie di boogie-rock introdotto dal martellante pianoforte di Jonesy (anche questo prima poco utilizzato). Il pezzo è senz'altro interessante, simpatico e le idee buone. In ogni caso niente di speciale. Il terzo è "Fool in the Rain", e quì tanto di cappello a mr John Bonham per la geniale invenzione (Jeff Porcaro dei Toto ammise di essersi ispirato per il riff di Rossana proprio da Bonzo). Giustamente può non piacere l'ambientazione "caraibica" con tanto di intermezzo alla carnevale di rio. Senza dubbio la virtuosa sezione ritmica lungo tutto il brano è geniale (diciamo che Bonzo è colui che salva l'intero album, sfoggiando sempre un grande suono ed una grande tecnica maturata col tempo). Anche questo un bel pezzo.

Ecco le dolenti note: "Hot Dog"; una sciocca parodia country, con tanto di Honky Tonky suonato da J. Paul Jones, del tutto inutile e banale; perfetta per intrattenere cowboy ubriachi. Plant a mio parere è perfettamente calato nel ruolo ma Page è la caricatura di se stesso. Qui i Led Zeppelin, sembrano prendere in giro i loro più devoti fans. "Carouselambra"; che dire?! I suoni di Jonesy sono orribili, anche se del resto i mezzi erano quelli (i sinth di allora non erano i Korg di oggi). Tuttavia le variazioni, i cambi di ritmo all'interno del brano sono "spiragli di sole", spesso geniali. Il tema principale con il quale il pezzo comincia e finisce, può però risultare al giorno d'oggi, ma anche allora, una poco significativa corsa contro il tempo proprio a causa delle tastiere, usate fino alla nausea. Una maratona di 10 minuti che può apparire solo un patetico tentativo di apparire alla moda, ma che non nasconde ancora una volta nuovi tocchi belli e interessanti, grazie alla chitarra di Page, elemento migliore del pezzo. Ecco il tanto odiato "All my Love". Un classico pop-melodico. Tuttavia lo considero un pezzo molto carino. La chitarra elettrica molto brillante di Page accompagna molto bene , e non mancano anche quà aspetti interessanti. Bonzo perfetto come sempre, ma John Paul Jones si limita a poche trovate, per poi rovinare tutto con una sorta di assolo di sintetizzatore (il nostro genio, in quest'album mostra un' inesperienza nei confronti di strumenti diversi dai vecchi mellotron). Robert Plant è molto ispirato, infatti il pezzo è dedicato al figlio Karac morto poco tempo prima.

L'ultimo brano, un modo abbastanza deprimente per chiudere il repertorio ufficiale Zeppelin, nonchè il loro ultimo album (ma loro non potevano sapere che fosse l'ultimo giusto?). "I'm gonna Crawl" che inizia con un appassionante intro di archi sintetizzati, che rievoca l'atmosfera di un vecchio film romantico dell'epoca. Poi si comincia con il riff di Bonzo. Plant affermò che era un tentativo di ricreare certe atmosfere soul presenti nelle incisioni anni '60 alla Otis Redding. E' un pezzo sicuramente triste (il canto del cigno Zeppeliano: un termine che fa male, ma che purtroppo, ci stà eccome) ma piacevole, come del resto l'intero album: piacevole, niente di più.

Così finisce il viaggio del Dirigibile, cominciato nel lontano '68 e finito il 25 settembre 1980. Un viaggio assieme ad un gruppo che ci ha fatto esplorare nuovi suoni, nuove atmosfere, che ci ha raccontato antiche leggende celtiche ma anche storie misteriose, romantiche, scandalose e commuoventi. Che ci ha accompagnato, dalle terre dei ghiacci abitate da spietati vichinghi (Immigrant Song), ai caldi deserti mediorientali (Kashmir). 'In Through The Out Door' è l'ultima tappa del viaggio; un lavoro sperimentale che ci lascia un pò perplessi ma che ci segnala senz'altro una rinascita artistica e concertistica dei Led Zeppelin; che avrebbe potuto concretizzarsi in successivi altri grandi album, perchè no? Per questo non esito ad affermare che, dopo il doloroso periodo buio, erano rinati.

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