Ammetto che è un cd difficile da recensire, ma io ci proverò lo stesso, anche se non sarò più esauriente di tanto.
L'album in questione è "Physical Graffiti" dei Led Zeppelin, uscito nel 1975, cioè a circa due anni di distanza dal precedente "Houses of the Holy". Questo album si trova in uno spazio compreso fra un'ottima fioritura della band e il declino (iniziato con "Presence"). Ed è completamente diverso da quello che un ascoltatore potrebbe aspettarsi dagli Zepp.
Il primo disco è composto da 6 tracce, tutte con ritmi paurosamente orecchiabili, che ti entrano immediatamente in testa (il primo è Custard Pie, dove il riff non cambia quasi mai, ma che dà subito un tono attivo all'opera). Seconda traccia: The rover: un'altra grande canzone di purissimo rock (è stata anche fatta - purtroppo - una cover da parte dei Dream Theater, gruppo che si è sempre allargato troppo con le cover - vedi "Master of Puppets" e "The Dark Side Of The Moon").
Il terzo brano può essere considerato l'apice espressivo di questo primo disco: In my time of dying, il quale è diviso in due parti. La prima è rilassata, e introduce un'atmosfera mortuaria, come recita il titolo. La seconda parte è un'esplosione di vita, una delle canzoni più potenti del gruppo: la chitarra sembra impazzita, la voce è strozzata e il vecchio "Bonzo" Bonham dà vita ad una delle prove più significative della sua carriera. Il brano trasmette una grande carica, ed è difficile da dimenticare (soprattutto per la meritatissima durata di 11 minuti).
Il quarto brano è Houses of the holy, che a mio parere contiene una frase stupenda: "Let the music be your master". Quarto brano: Trampled Under Foot, altra canzone molto carica, che ripete incessantemente "Let's talk about love. . . ". Ultimo brano del primo disco: Kashmir, altro apice dell'album, data la presenza di diversi archi e la musica chiaramente orientaleggiante (anche questo dura più di 8 minuti). A questo punto, almeno un 90% di voi sarà morto dalla voglia di sentire il seguito di cotanta opera rock. E avete anche fatto bene!
Perché la seconda parte con uno dei brani più controversi degli Zepp: In the light, un brano che più di tutti si avvicina al progressive, di una bellezza considerevole. Si prosegue con un ottimo assolo: Bron-Yr-Aur (da non confondere con Bron-Yr-Aur STOMP, del terzo album - anche perché io preferisco il primo dei due! Ma questi sono gusti). Terzo e quarto brano della seconda parte: Down by the seaside e Ten years gone, una delle più belle canzoni di tutto Physical Graffiti. Da qui in poi dopo ‘ste po' po' di canzoni, l'album si prende la libertà di ricadere un pochino, con brani un tantino più deboli, ma comunque validi. Si susseguono Night Flight, The Wanton Song, Boogie With Stu (scritta in primis da Bonham), Black Country Woman e Sick Again.
Si arriva così in fondo ad un'opera piuttosto esauriente, ma che purtroppo segna la fine dell'era di grande creatività che ha contrassegnato gli Zepp fino a qui. C'è da dire che però non potevano concluderla meglio di così, avendo già 5 album più che ottimi alle spalle. Forse qualcuno dirà: "Sì, ma i Pink Floyd, dopo 5 album, hanno fatto i loro album più impegnati e significativi!!!". Sì, ma qui stiamo parlando degli Zeppelin, se non vi basta è peggio per voi. : )
Precisazione sul voto: 4 stelle e mezzo (cinque forse no, ma che album, ragazzi!)
PS: un piccolo appello - io straconsiglio l'ascolto di tutti gli altri album precedenti, uno più bello dell'altro, anche se a qualcuno questo commento sembrerà ovvio e superfluo. Ma è sempre meglio precisare. . .
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