Lo schianto a terra dello Zeppelin.
Nonostante le stroncature, "Houses of the Holy" fu un ottimo successo di vendite, benché molto inferiore a "ZoSo". Questo successo tenne Plant e Page lontani dalla cruda verità e cioè che "Houses of the Holy" era una quasi completa mediocrità.
Ancora sicuri di se stessi, i Led portarono a termine il nuovo lavoro, e visto che erano avanzate canzoni dai dischi precedenti, decisero di mettere tutto il materiale (vecchio e nuovo) in un doppio dal titolo "Physical Graffiti". Un errore da dilettanti, perché ogni persona di intelligenza normale sa che i doppi sono sempre brutti dischi e "Physical Graffiti" non sfugge alla regola: eccellenti brani si alternano a brani di routine, brani mediocri, e vere e proprie oscenità ("House of the Holy" e "Black Country Woman").
Nonostante un ascolto globale insufficiente, i Led ci stupiscono ancora con lampi da manuale: "In My Time Of Dying" (un bel blues, anche se un abisso sotto i capolavori blues dei dischi precedenti); "Bron-Yr-Aur" (uno splendido e dolcissimo strumentale acustico); "Down by the Seaside" (rilassante lento psichedelico, magari un po' troppo lungo); "The Rover" (con un Plant che si ricorda di essere Plant, tira di nuovo fuori la voce, data per dispersa in "Houses of the Holy", e riesce di nuovo ad entrare nella pelle dell'ascoltatore, in un pezzo che annovera il più bel ritornello del loro repertorio); "In the Light" (nonostante il lunghissimo e inutile intro - di "The Rain Song" memoria - uno dei capolavori della band, memorabile al primo ascolto, con un lavoro di chitarra semplicemente geniale).
E, infine, l'intramontabile "Kashmir". Il riff memorabile, le atmosfere orientali e l'eterea melodia di Plant sono incastonate con misura classica, rendendo il pezzo una vera e propria opera d'arte.
Sembrerebbe che la creatività del gruppo sia ritornata - se non fosse che "Bron-Yr-Aur", "Down by the Seaside", e "The Rover" sono scarti dei dischi precedenti ...
I critici, all'epoca, furono perentori: i Led sono finiti. Come raccontano le biografie della band, Page, a questo punto, cominciò a prenderli sul serio.
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