Questa è un'acrobazia ipercinetica bizzarra ed abbagliante, eppure è un semplice modo per andare più veloci della luce. Questa è la nuova dimensione ipermagica, dove gli stilemi del noise, del punk e del metal vengono nutriti con la visionarietà dell'horror e dello sci-fi per poi essere gettati a caso nel torchio, da spremere. Ed il liquame che defluisce dal torchio nei canali di scolo è nero, non risplende. È catrame. Ti piace, e sai che è la summa dei Lightning Bolt.

Degli schizzati alchimisti del rumore, beatamente ignari di qualsiasi regola del fare musica. Questi fattucchieri della sovraesposizione non-sense. Maghi nell'irradiazione di raggi gamma che bruciano onde sonore ancor prima che si propaghino e che arrivino a te; ignaro ascoltatore. Tu che hai comprato il disco dopo averli visti dal vivo; per aver realizzato un vago senso di incolumità fisica durante il concerto e nella speranza di portarti a casa un pezzo indelebile di quello stesso brivido avvincente ed emozionante.

I Lightning Bolt sono soltanto in due. Brian Chippendale e Brian Gibson. Ovvero una batteria sincronizzata su tempi impossibili, quasi fosse una drum machine sciolta nella salamoia ed un basso che oscilla tra tonnellate di feedback e distorsioni che intessono sinfonie all'uranio. Messi insieme, un marasma di free-noise diffuso nell'aria da un muro di amplificatori di potenza devastante. "Hypermagic Mountain" è tutto questo e punta dritto a farti esplodere nervi e cervello.

Per meglio convincerti dell'assoluta bellezza di questa deflagrazione sonica. In apertura "2 Morro Morro Land" evoca i Led Zeppelin, salvo poi teletrasportarli nel mondo dei cartoni animati, dove regna un Doraemon psicolabile e votato all'ultraviolenza. E se un disco che hai già definito stupendo dopo il primo brano riesce a sorprenderti al secondo con una "Captain Caveman" dove immagini il furgone degli Slayer che sbanda per effetto aquaplaning, non resta che affermare di trovarsi di fronte ad un capolavoro. Ne sei assolutamente certo quando in "Bizzarro Arro Land" ti convinci di sentire Van Halen triturato con il minipimer. Procedendo per analogie potresti tirar giù un'intera lista di gruppi e stili che pensi confluiscano nella dimensione ipnotica di questo disco (oltre ai già citati, in ordine sparso: Unsane, Metallica, Sonic Youth, Ruins, Jesus Lizard, Boredoms, Melvins, e così via); il punto è che questa musica - violenta, percussiva, sparata a velocità fulminante - è concettualmente dadaista. Nella misura in cui evoca percezioni del tutto soggettive, che emergono dalla stratificazione e dalla condensazione di suoni "altri". In ogni singolo brano ci trovi un'immagine, una vibrazione, un'energia primordiale che rimanda a qualcosa, ma non sai cosa. L'assecondi e basta. Ipnosi e magia.

Ti avvicini ai Lightning Bolt con in mente la rivoluzione, la rifondazione di qualsiasi forma di suono e ti preoccupi di una sola, fondamentale, sconcertante controindicazione all'ascolto: dopo questo disco tanta altra musica potrebbe non piacerti più come prima. Benvenuto in cima alla montagna ipermagica.

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