Mi sono prefissato di non recensire più di un'opera di uno stesso artista, beh qua si fa veramente dura; dovere scegliere tra uno dei tre capolavori dei Litfiba (la cosiddetta Trilogia, ovvero Desaparecido, 17 Re e Litfiba 3) è un po' come dovere obbligare un bambino a dichiarare se vuole più bene a mamma, papà o al fratellino. All'interno della Trilogia scelgo non senza fatica Litfiba 3; successivamente la band cambierà genere, passando da un New Wave ad un rock molto più commerciale, dietro preciso ordine di scuderia CGD (l'etichetta che acquisì la piccola IRA), che richiese un sound più rockettaro, commerciale e più adatto alla penetrazione del mercato su vasta scala. Da quel momento i ragazzi fiorentini acquisiranno una popolarità immensa, ma perderanno a mio avviso l'affascinante sound dei primi anni; non devo essere stato l'unico a pensarla così, visto che i due geni creativi della band (Antonio Aiazzi e soprattutto Gianni Maroccolo) abbandoneranno il gruppo, lasciando le redini al frontman Piero Pelù e al chitarrista Ghigo Renzulli (in realtà Aiazzi rimase come "esterno", non più componente diretto).
Come accennato scelgo di recensire Litfiba 3, che segue i meravigliosi Desaparecido e 17 Re (album stupendi che tutti dovrebbero avere), perchè a mio avviso con questo disco la band raggiunge la piena maturità, un trait d'union tra il loro iniziale New Wave ed un rock più progressivo, seppur ancora estremamente graffiante e raffinato; geniali le idee portate avanti dalle menti di Aiazzi e Maroccolo, mentre Pelù raggiunge il suo punto più alto, da frontman ormai maturo e consapevole dei suoi incredibili mezzi con una performance grandiosa, in grado di emozionare dalla prima all'ultima nota. Centrale è il tema politico, a partire dalla foto della copertina, che denuncia una possibile uccisione tramite condanna a morte a sfondo razziale di una persona di colore in Florida. Prima traccia è "Santiago", atto di accusa al Papa Giovanni Paolo II in visita all'allora dittatore cileno Pinochet, si continua con la bellissima "Amigo" che la band dedicherà al batterista Ringo De Palma, arriva poi ancora il tema della protesta contro la pena di morte con la struggente ballata "Lousiana"; quarta traccia "Ci sei solo tu", caratterizzata tra l'altro da uno dei rari assoli di chitarra in cui Renzulli lascia intravedere di non essere lì per caso, non è un chitarrista di primissimo livello ma di certo è caratterizzato da un sound inconfondibile. Ancora la protesta contro la guerra nella fantastica "Paname", parzialmente in lingua francese (nonostante Pelù non ne abbia la completa padronanza) a rendere omaggio alla protesta tenutasi proprio oltr'Alpe. Il secondo lato del disco si apre con la bellissima "Cuore di vetro", in cui la band inizia ad esplorare un sound più rock, segue "Tex", che ancora mostra l'anima a difesa dei più deboli, in questo caso contro il genocidio dei nativi americani; una versione ancora più bella di questa canzone in studio sarà quella del semi-live Pirata, in cui Pelù offrirà una performance veramente esaltante. Ottava traccia è "Peste", con un motivo lento e ripetitivo, che all'inizio non esalta, ma ad un ascolto più attento si rivela all'altezza del livello superlativo del disco; dal ritmo lento si passa all'improvviso all'argento vivo di "Corri", che ancora inizia a strizzare l'occhiolino ad un'anima più rockettara che la band sta lentamente acquisendo. Segue l'ultimo pezzo del disco "Bambino", racconto dell'infanzia dello stesso Pelù, a chiudere questo immenso capolavoro. Assolutamente è doveroso avere tutti e tre i dischi della Trilogia, oltre al live Aprite i vostri occhi. Prima del cambiamento di rotta della band, che avverrà a partire da El Diablo, ci sarà il canto del cigno, con un live parecchio taroccato in studio, ovvero Pirata, che non mi sento di spingere più di tanto, senz'altro non è male, ma già si iniziano a sentire le prime modifiche, ma ancora si segnalano due versioni strepitose di "Tex" e "Lousiana", quindi why not. Non commento più di tanto il seguito della band, forse in parte si sono adeguati alle direttive dell'etichetta e forse in parte questo cambiamento già stava covando dentro di loro in qualche modo, ma almeno avrebbero potuto evitare di ripresentare alcuni capolavori del passato rivisitati nella loro veste successiva, ma di certo niente potrà mai cancellare le emozioni che mi ha regalato la Trilogia.
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