Eccomi qua, l'avevo minacciato e lo ho fatto..

L'inaspettato apprezzamento da parte di alcuni de-utenti del sito, in particolare di alcuni di comprovata competenza e dalla garantita bontà di gusti musicali, per un suo brano postato fra gli ascolti mi ha convinto a scrivere una recensione sul nuovo disco di Lucio Corsi, il suo primo "vero" album.

Spero quindi di non ricevere pesci in faccia generalizzati per essermi spinto a buttare sulla casapagina per qualche giorno la musica scritta da questo venticinquenne con la faccia da ragazzino.

Un ragazzino che ancora oggi, stando a Youtube, non conosce praticamente nessuno, un numero di visualizzazioni dei brani del suo ultimo album che va intorno a percentuali dello 0.1% di quelle dell'ultimo brano di Tommaso Paradiso...

Peccato, sono sicuro che anche Tommaso Paradiso, se scoprisse di quanto esageratamente alte siano le sue al confronto di quelle di Corsi, ne rimarrebbe sopreso e sconcertato.

Un po' più conosciuto è invece sui giornali di tendenza, Rolling Stones in particolare, che lo ha eletto a "next big thing" italiana, e questa non è una bella cosa...

Il "ragazzino" comunque ha un grande talento, come ritiene anche Francesco BIanconi, speriamo che Rolling Stones non porti sfiga e sopratutto non succeda come per i calciatori.

Lucio Corsi, fra l'altro, mi sbilancio a dirlo, più o meno cinque/sei anni fa, lo ho scoperto io, guarda caso su Youtube, trovando per caso il video di un concerto in cui cantava davanti a un pubblico numeroso come lo 0.1% del pubblico dei The Giornalisti al Circo Massimo, prima che Tommaso Paradiso abbandonasse.

Cantava di alieni, di astronavi, di dinosauri, di api, e di cose strane in generale.

Oggi, canta ancora di cose "strane", ma di onde, di amici che volano via, di grandi buche, di vento.

Il tutto in uno stile che unisce, soprendentemente, nello stile vocale, nelle musiche, e nei testi, De Gregori e David Bowie, De Andrè e Lou Reed, Capossela e Marc Bolan.

Insomma glam e grande cantautorato italiano.

Ma anche psichedelia romantica alla Kevin Ayers, e chiaramente un po' di Syd Barret.

E poi ancora (del resto ha dichiarato lui stesso di essere stato un grande ascoltatore dei Genesis), stando ad uno dei commenti più significativi che ho letto su Youtube da parte di uno dei pochi (per ora, ne sono sicuro) ascoltatori, qualcos'altro, ovvero: "A flower??"

Nel disco non è chiaramente tutto perfetto, a volte esagera con le metafore, a volte c'è un po' di freddezza compositiva, ma glielo perdono.

E comunque (almeno) le prime due e le ultime due canzoni sono una bomba (l'ultima la ho già postata, la penultima è questa, che mi ricorda tanto qualcosa di Lou Reed).

E le sferzate di chitarra distorta unite alla dolcezza melodica quasi folk sono una vera goduria, non c'è che dire.

Bravo Lucio, continua così, e non ti montare la testa.

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